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Ad aprile 2025 il numero di occupati è stabile rispetto al mese precedente

Scritto da Isabella Naef

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Una dipendente al lavoro Credits: Pexels, George Milton

Ad aprile 2025, su base mensile, la stabilità degli occupati si associa al calo dei disoccupati e alla crescita degli inattivi. La stabilità degli occupati, scrive l'Istat, è sintesi dell’aumento tra gli uomini, tra i 25-34enni e gli ultra 50enni, tra i dipendenti a termine e gli autonomi e della diminuzione tra le donne, nelle altre classi d’età e tra i dipendenti permanenti. Il tasso di occupazione è stabile al 62,7%.

Le differenze di genere

Per quanto riguarda le differenze di genere, l'Istat sottolinea che ad aprile 2025, rispetto al mese precedente, tra gli uomini aumentano i tassi di occupazione (+0,1 punti) e di inattività (+0,1 punti) e cala il tasso di disoccupazione (-0,3 punti); anche tra le donne il tasso di inattività cresce (+0,1 punti), a fronte della diminuzione di quello di occupazione (-0,2 punti) e della stabilità del tasso di disoccupazione.

Su base annua, sia per gli uomini, sia per le donne il tasso di occupazione aumenta (+0,6 e +0,4 punti rispettivamente) e quello di disoccupazione diminuisce (-0,8 punti tra gli uomini e -0,9 punti tra le donne); il tasso di inattività cala tra i primi (-0,1 punti) e aumenta tra le seconde (+0,2 punti).

Il calo delle persone in cerca di lavoro (-3,1%, pari a -48mila unità) riguarda entrambe le componenti di genere e tutte le classi d’età ad eccezione dei 25-34enni, tra i quali il numero di disoccupati è sostanzialmente stabile. Il tasso di disoccupazione scende al 5,9% (-0,2 punti), quello giovanile al 19,2% (-1,2 punti).

Similmente, la crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,3%, pari a +39mila unità) coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età tranne i 25-34enni, per i quali il numero di inattivi è in calo. Il tasso di inattività sale al 33,2% (+0,1 punti).

Confrontando il trimestre febbraio-aprile 2025 con quello precedente (novembre 2024-gennaio 2025), l'Istat registra un aumento di 96mila occupati (+0,4%).

Nel confronto trimestrale, diminuiscono le persone in cerca di lavoro (-3,4%, pari a -55mila unità) e gli inattivi di 15-64 anni (-0,4%, pari a -44mila unità).

Ad aprile 2025, il numero di occupati supera quello di aprile 2024 dell’1,2% (+282mila unità); l’aumento riguarda gli uomini, le donne, i 25-34enni e gli ultra 50-enni, a fronte di una diminuzione per i 15-24enni e i 35-49enni. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,5 punti percentuali.

Rispetto ad aprile 2024, diminuisce il numero di persone in cerca di lavoro (-12,2%, pari a -209mila unità) e cresce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,1%, pari a +14mila).

In termini tendenziali, l’occupazione cresce del 2,2% sia tra i dipendenti permanenti sia tra gli autonomi, mentre cala tra i dipendenti a termine (-6,1%).

Ad aprile 2025 il numero di occupati, pari a 24 milioni 200mila, è stabile rispetto al mese precedente. Aumentano gli autonomi (5 milioni 182mila) e i dipendenti a termine (2 milioni 652mila), mentre diminuiscono i dipendenti permanenti (16 milioni 366mila), spiega l'Istat.

L’occupazione cresce rispetto ad aprile 2024 (+282mila occupati), come sintesi della crescita di dipendenti permanenti (+345mila) e autonomi (+110mila) e del calo dei dipendenti a termine (-173mila).

Confcommercio su mercato del lavoro: dato interlocutorio

I dati provvisori sull’andamento del mercato del lavoro di aprile, sottolinea l'Ufficio studi di Confcommercio ai dati Istat, possono essere valutati come interlocutori. In un mese caratterizzato da diverse festività le aziende potrebbero, infatti, aver scelto di procrastinare le assunzioni più stabili e allo stesso tempo le persone potrebbero essere state meno attive nella ricerca di un lavoro.

Al netto della revisione al ribasso sullo stock di occupati, che ha attenuato i miglioramenti registrati nei primi mesi del 2025, il mercato del lavoro continua, comunque, a mostrare segnali di vivacità. Nel confronto annuo, aggiunge Confcommercio, si conferma il positivo apporto alla crescita dell’occupazione dei dipendenti permanenti a cui si associa da alcuni mesi un andamento più favorevole degli autonomi.

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