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Confcommercio: rischio inflazione al 7 per cento

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Pixabay
Nel mese di maggio 2022, l'Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,8 per cento su base mensile e del 6,8 per cento su base annua (da +6 per cento del mese precedente); la stima preliminare era +6,9 per cento.

L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale, dopo il rallentamento di aprile, scrive l'Istat, si deve ai prezzi di diverse tipologie di prodotto e in particolare dei beni energetici, la cui crescita passa da +39,5 per cento di aprile a +42,6 per cento a causa degli energetici non regolamentati (da +29,8 a +32,9 per cento; la crescita dei prezzi degli energetici regolamentati è stabile a +64,3 per cento), dei beni alimentari (da +6,1 per cento a +7,1 per cento), soprattutto dei beni alimentari lavorati (da +5,0 per cento a +6,6 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,4 per cento a +4,4 per cento) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,1 per cento a +6 per cento).

Pertanto, l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +2,4 a +3,2 per cento e quella al netto dei soli beni energetici da +2,9 a +3,6 per cento.

Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +8,7 a +9,7 per cento) sia quelli dei servizi (da +2,1 a +3,1 per cento); rimane stabile, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (-6,6 punti percentuali come ad aprile).

Accelerano i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto.

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (+3,6%), degli alimentari lavorati (+1,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,2%) e degli alimentari non lavorati (+1,1%).

L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,7 per cento per l’indice generale e a +2,4 per cento per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra un aumento su base mensile dello 0,9 e del 7,3 per cento su base annua, confermando la stima preliminare.

"A maggio, dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da novembre 1990. Gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici continuano a essere il traino dell’inflazione (con quelli dei non regolamentati in accelerazione) e le loro conseguenze si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione", si legge in una nota dell’Ufficio studi di Confcommercio ai dati Istat. "Accelerano infatti i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli alimentari lavorati che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che si porta a +6,7 per cento, come non accadeva dal marzo 1986 (quando fu +7,2 per cento).

La revisione apportata al dato di maggio è del tutto marginale e non cambia la lettura dello scenario di riferimento.

"Almeno per tutta la prossima estate non si dovrebbero osservare significative discese del tasso d’inflazione tendenziale. Sono confermati, dunque, i rischi per un’inflazione al 7 per cento circa per l’anno in corso", ha concluso Confcommercio ai dati Istat di oggi.

Confcommercio