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Istat: tra luglio e settembre Pil a +16 per cento rispetto ai tre mesi precedenti

Scritto da Isabella Naef

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Nel terzo trimestre del 2020 l'Istat stima che il Pil, prodotto interno lordo espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato sia aumentato del 16,1 per cento rispetto al trimestre precedente, mentre sia diminuito del 4,7 per cento in termini tendenziali. Nel dettaglio, il terzo trimestre del 2020 ha avuto quattro giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al terzo trimestre del 2019.

Per Confcommercio si tratta di "un'impennata sopra le attese, ma restano prospettive di bassa crescita”

La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia di quella estera netta.

Per Confcommercio si tratta di "un'impennata sopra le attese, ma restano prospettive di bassa crescita”. “L’estate è andata meglio delle attese e la tenacia degli imprenditori e la voglia di resistere alla pandemia da parte delle famiglie hanno favorito un balzo del Pil superiore alle nostre previsioni (+10,6 per cento)e in linea con le altre principali economie europee”, questo il commento ai dati Istat da parte dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che però sottolinea poi come, a questo punto, “i problemi riguardano la fine dell’anno e il profilo di crescita del 2021”, visto che “nelle prime due settimane di ottobre, a prescindere quindi dai nuovi provvedimenti restrittivi, gli indicatori in alta frequenza mostrano già un profilo flettente che tradisce la bassa crescita strutturale del Paese, dopo le eccezionali oscillazioni registrate nel secondo e nel terzo trimestre dell’anno”.

L’Ufficio Studi ha proceduto a una revisione della stima per l’ultimo quarto dell’anno, che passa da una moderata crescita a una riduzione prossima al 4 per cento su base congiunturale. Nell’intero 2020 si calcolano 115 miliardi di euro di consumi in meno, mentre il Pil è visto in discesa del 9,1 per cento.

Il tasso di disoccupazione è sceso al 9,6 per cento (-0,1 punti) e tra i giovani al 29,7 per cento (-1,7 punti)

Guardando al prossimo anno, inoltre, l’Ufficio Studi di Confcommercio conclude sottolineando che “con l’attuale profilo di Pil e consumi, l’entrata nel 2021 appare problematica, perché il 2020 porterebbe in dote un trascinamento limitato a meno di un punto percentuale, con alcuni settori dei servizi di mercato, in particolare la filiera del turismo, ancora in gravissimo affanno”, con il rischio, senza “significative riforme socio-economiche”, di “ritrovarsi a fine 2021 ancora ben lontani dai già depressi livelli di benessere economico del 2019, quando non si erano ancora recuperate le perdite patite nel precedente decennio”.

Intanto, nell'Eurozona, il Pil è "rimbalzato" a +12,7 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, secondo la stima preliminare di Eurostat, che segue i crolli del primo (-3,7 per cento) e del secondo trimestre (-11,8 per cento) causati dalla crisi pandemica e dai primi lockdown decisi per limitare i contagi di Covid.

Tra gli altri dati appena pubblicati dall'Istat figurano quelli su occupati e disoccupati. A settembre, scrive l'Istat, il numero di occupati risulta sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente, si conferma la flessione dei disoccupati registrata ad agosto e prosegue il calo degli inattivi. La sostanziale stabilità dell’occupazione (+ 6mila unità) è sintesi, da un lato, dell’aumento osservato tra le donne, i dipendenti a tempo indeterminato e gli over 50 e, dall’altro, della diminuzione tra gli indipendenti e i 25-34 enni. Nel complesso il tasso di occupazione sale al 58,2 per cento (+0,1 punti percentuali).

La flessione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,9 per cento pari a -22mila unità) coinvolge gli uomini e gli under 50, mentre tra le donne e gli ultra 50enni si osserva una leggera crescita. Il tasso di disoccupazione è sceso al 9,6 per cento (-0,1 punti) e tra i giovani al 29,7 per cento (-1,7 punti).

Anche il numero di inattivi risulta in lieve diminuzione (-0,1 per cento pari a -15mila unità). Questo andamento è frutto del calo tra le donne e gli over 35, non completamente compensato dall’aumento osservato tra gli uomini e gli under35. Il tasso di inattività resta invariato al 35,5 per cento.

Numeri alla mano, inoltre, il livello di occupazione nel terzo trimestre 2020 è superiore dello 0,5 per cento a quello del trimestre precedente, registrando un aumento di +113mila unità. Nel trimestre crescono anche le persone in cerca di occupazione (+18,1 per cento pari a +379mila) e calano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,7 per cento pari a -521mila unità).

Le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno 2020 hanno fatto sì che, anche nel mese di settembre 2020, l’occupazione continui a essere più bassa di quella registrata nello stesso mese del 2019 (-1,7 per cento pari a -387mila unità). La diminuzione coinvolge uomini e donne di qualsiasi età, dipendenti (-281mila) e autonomi (-107mila), con l’unica eccezione degli over 50, tra i quali gli occupati crescono di 194mila unità, soprattutto per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali.

Foto: Pexels

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