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Un terzo dei giovani francesi pensa che la pelle non sia un prodotto animale

Scritto da FashionUnited

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Courtesy of Unic

Mentre l’industria conciaria italiana, con le sue 1.165 aziende (distribuite nei distretti produttivi veneto, toscano, campano e lombardo) e i suoi 18.000 addetti, guarda ai primi segnali di ripresa del 2021 per riaffermare il primato che la vede come il primo produttore europeo, una ricerca del Conseil national du cuir mette in luce che un terzo dei giovani francesi non pensa che la pelle sia di origine naturale.

Il 54 per cento dei 18-24enni francesi crede che gli animali siano allevati per produrre la pelle

La ricerca mette in luce anche alcune delle false credenze che circolano attorno a questo materiale, come quella secondo cui gli animali sarebbero allevati allo scopo di fornire pellame per la concia e non, come accade, che le pelli arrivino dagli scarti alimentari. Si tratta di informazioni che possono mettere in crisi anche il settore italiano che “ha resistito allo tsunami di una pandemia che ha generato una profonda sofferenza in tutta la filiera della pelle, costringendo il settore (sia nei dati nazionali, sia regionali di produzione e commercio estero, sia in quelli relativi ai singoli segmenti produttivi) a subire nel 2020 cali a doppia cifra, con l’unica eccezione delle pelli destinate al comparto dell’arredamento”, si leggeva nella nota del comparto diffusa a settembre.

Ma il primo semestre 2021, segnalava Unic, Concerie italiane, a settembre, ha invertito l’inerzia congiunturale. I volumi di produzione sono cresciuti del 20,7 per cento su base annua, il fatturato settoriale del 25,3 per cento e l’export (che vale il 75 per cento della produzione) del 28 per cento. Guardando ai flussi destinati ai principali partner europei: Francia (+21 per cento sul 2020, -21% sul 2019), Germania (rispettivamente +19 per cento e -16 per cento), Spagna (+17 per cento, -35 per cento), Portogallo (+18 per cento, -8 per cento), Polonia (+25 per cento, -12 per cento), Romania (+30 per cento, -18 per cento), Serbia (+41 per cento, -10 per cento), Regno Unito (+28 per cento, -26 per cento).

La pelle ha un’immagine positiva in termini di resistenza e durata. Il 74 per cento dei francesi dice che è un materiale “durevole” e “naturale”

Tornando alla ricerca francese, dati alla mano, la pelle ha un’immagine positiva in termini di resistenza e durata. Il 74 per cento dei francesi dice che è un materiale “durevole” e “naturale” e il 64 per cento lo descrive come “solido”. Tra coloro che hanno detto di utilizzare articoli in pelle, il 63 per cento considera la pelle come il materiale più resistente, davanti ai materiali sintetici e ai tessuti. Anche la riparabilità della pelle è percepita positivamente dai francesi: 6 consumatori su 10 hanno l’abitudine di far riparare i loro articoli in pelle e il 31 per cento li acquista di seconda mano. “In quest’epoca di consumo responsabile, la pelle ha tutte le qualità necessarie per una moda più sostenibile ed etica: durata, responsabilità e trasmissione”, specifica il Conseil national du cuir in una nota.

Il 73 per cento dei francesi dice che la pelle è un materiale naturale, questo è un fatto che è più conosciuto dalle persone più anziane: tra quelli che hanno 55 anni e più, questa cifra raggiunge l’87 per cento. Al contrario, il 54 per cento dei 18-24enni crede che gli animali siano allevati per fare la pelle, mentre il 31 per cento afferma che non sia un materiale animale.

Inoltre, tra il 52 per cento dei francesi che non comprano pelle, il 30 per cento dei 18-24enni cita la protezione degli animali come ragione alla base della decisione e il 21 per cento crede di proteggere il pianeta. “Questa è un’immagine distorta dell’industria che, per ricordarlo, è la più antica attività di riciclo del mondo: in Francia e in Europa, il cuoio è fatto con le pelli di animali allevati per la loro carne o il loro latte”, spiega la confederazione francese. “Allevare un animale per la sua pelle rappresenterebbe un modello economico senza alcuna redditività”, prosegue la ricerca.

La pelle è percepita come un materiale costoso per il 70 per cento degli intervistati, ma quasi la metà dei francesi (48 per cento) è abituata a comprare prodotti in pelle. Tra gli articoli più popolari, le scarpe sono il prodotto in pelle più richiesto (33 per cento). La pelletteria è al secondo posto (23 per cento), seguita da abbigliamento (18 per cento), guanti e mobili (13 per cento). Inoltre, le donne affermano di comprare articoli in pelle più spesso degli uomini (30 per cento contro 16 per cento), mentre al contrario, gli uomini sono più propensi a comprare scarpe rispetto alle donne (34 per cento contro 32 per cento).

“I risultati di questo studio mostrano che il cuoio è percepito positivamente dalla maggioranza dei francesi, nonostante molte idee preconcette, spesso persistenti. Ciononostante, l’industria della pelle sta facendo del suo meglio per accelerare il lavoro di informazione e sensibilizzazione svolto negli ultimi anni, in particolare tra le giovani generazioni. Come materiale responsabile, l’industria della pelle è impegnata a difendere le qualità intrinseche di questo materiale eccezionale”, ha sottolineato Frank Boehly, presidente del Conseil national du cuir.

L’industria francese del cuoio conta 12.800 aziende e oltre 25 miliardi di euro di fatturato, di cui 13 miliardi di euro di esportazioni e 133.000 dipendenti.

Conseil National du Cuir
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Unic