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La fine della quarantena: tutti emuli della protagonista di I love shopping?

Scritto da Isabella Naef

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Retail

In attesa che la task force di esperti dia i suoi frutti e che ci sia finalmente un piano chiaro sul fronte delle riaperture di aziende e negozi, retailer e consumatori stanno cercando di capire cosa succederà nei giorni successivi al 4 maggio, data in cui, con probabilità, ci sarà un allentamento del cosiddetto lockdown.

Se è certo che tutta l'incertezza che ha caratterizzato le ultime settimane, complici Governo e Regioni che, spesso, si sono trovati in disaccordo sulle misure da adottare, e complici anche opinionisti, virologi e medici che hanno detto tutto e il contrario di tutto sulla pandemia da Covid-19, abbia generato altro stress appesantendo una situazione già molto grave, adesso, auspicabilmente, aziende e mercati si aspettano messaggi chiari e coerenti.

Lo shopping di vendetta è una sorta di corsa bulimica agli acquisti dopo il digiuno forzato della quarantena

Gli esperti, almeno a giudicare da quanto è accaduto in Cina, prevedono il cosiddetto Revenge spending, ossia una sorta di corsa bulimica agli acquisti, generata dal "digiuno forzato" di shopping delle ultime settimane.

Certo, pur restando realisti e calcolando tutti lavoratori in cassa integrazione, le partite Iva rimaste senza fatturato e quanti hanno visto ridursi la loro capacità di spesa proprio a causa della pandemia da Covid-19 potrebbe certamente verificarsi una sorta di corsa agli acquisti di beni di lusso e di moda. Basta pensare ai consumatori di Guangzhou che hanno preso d'assalto lo store di Hermès. Il negozio nel complesso di Taikoo Hui, nel primo giorno della riapertura, ha incassato circa 2,4 milioni di euro.

Si tratta di un lampante esempio di "revenge spending”, traducibile in italiano con "shopping di vendetta", che potrebbe trasformare parte degli italiani nella caricatura di Becky Bloomwood, la ragazza inglese dalle mani bucate e dalla passione indomita per lo shopping, protagonista di numerosi libri di Sophie Kinsella. Insomma, potrebbe anche succedere che le prime uscite diventino un'occasione imperdibile per dare uno sguardo alle vetrine e per acquistare compulsivamente borse, scarpe e abiti a lungo sognati durante la quarantena.

Ma potrebbe anche succedere che i timori del contagio, la distanza sociale, i dispositivi personali di sicurezza, almeno ancora per un po', trattengano o mitighino il desiderio di shopping di molti.

Sta di fatto che al messaggio del Governo cinese di fine marzo: "rilassatevi, mangiate fuori e fate shopping", accompagnato da buoni sconto e altre strategie di marketing, la popolazione ha risposto tiepidamente.

Storicamente, però, è assodato che l'istinto di sopravvivenza porti a una ripresa decisa delle abitudini e, quindi, anche degli acquisti che contraddistinguono la nostra società consumistica, come accadde nel 2003, quando ci fu l’epidemia della Sars. In quel caso il "revenge spending" ci fu. Durante la “golden week”, la prima occasione festiva in seguito alla fine della quarantena, fu registrato un +200 per cento di voli prenotati rispetto all’anno precedente-

Per fare i conti in Italia, quindi, bisognerà aspettare qualche settimana o qualche mese. Intanto, tutte le aziende del made in Italy si stanno attrezzando per tornare in pista con le nuove collezioni e per farlo tutelando al massimo la salute dei lavoratori. Oggi, per esempio, Gucci ha riaperto il laboratorio di prototipia pelletteria e calzature.

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Foto: Pexels

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