A maggio fiducia imprese ai minimi dal 2005: per Confcommercio: "situazione grave e incerta"
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Dopo la chiusura forzata dei mesi scorsi i negozi hanno riaperto e i commercianti, fortemente penalizzati dal lockdown, sono tornati al lavoro anche se in un clima di grande incertezza e in assenza di turisti. Inoltre, l'emergenza sanitaria in corso continua a influenzare negativamente la fiducia: a maggio, per i consumatori l'indice (94,3) raggiunge il valore più basso da dicembre 2013. Per le imprese registra il valore minimo (51,1) dall'inizio della serie storica, a marzo 2005. Lo ha reso noto l'Istat ricordando che la diffusione dei dati sulla fiducia era stata sospesa nel mese di aprile.
Il Prodotto interno lordo è diminuito del 5,3 per cento rispetto al primo trimestre 2019
Oggi, inoltre, l'Istat ha pubblicato i dati del prodotto interno lordo nel primo trimestre del 2020. Numeri alla mano, il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 5,3 per cento rispetto al trimestre precedente e del 5,4 per cento nei confronti del primo trimestre del 2019.
La flessione congiunturale del Pil diffusa il 30 aprile 2020 era stata del 4,7 per cento mentre quella tendenziale era stata del 4,8 per cento.
Il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -5,5 per cento, sottolinea l'stat. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo del 5,1 per cento dei consumi finali nazionali e dell’8,1 per cento degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 6,2 per cento e dell’8 per cento.
L'istituto nazionale di statistica ha registrato andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,9 per cento, dell’8,1 per cento e del 4,4 per cento.
Tornando alla fiducia dei consumatori il confronto dei dati di maggio con quelli relativi a marzo segnala flessioni per tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori; la diminuzione è marcata per il clima economico e corrente mentre il clima personale e quello futuro registrano diminuzioni contenute. Il clima economico passa da 94,4 a 71,9, il clima personale cala da 102,4 a 100,9, il clima corrente cade da 104,8 a 95,0 e il clima futuro decresce solo lievemente, passando da 93,3 a 93,1.
Quanto alle imprese, sottolinea Confcommercio, le stime degli indici evidenziano una caduta della fiducia, rispetto a marzo 2020, nel settore dei servizi di mercato (l'indice passa da 75,7 a 38,8), del commercio al dettaglio (da 95,6 a 67,8) e delle costruzioni (da 139,0 a 108,4). Nella manifattura, l'indice di fiducia registra una flessione relativamente più contenuta, passando da 87,2 a 71,2, mantenendosi comunque su livelli storicamente bassi.
L'Ufficio Studi di Confcommercio ha così commentato il dato Istat: "è necessario interpretare con la massima attenzione gli importanti dati sulla fiducia di famiglie e imprese nel mese di maggio, rilevata sulla base dell’indagine Istat che si è chiusa entro i primi 18 giorni di maggio. Sebbene i dati disegnino un quadro di profonda sfiducia, con indici ai minimi storici, è, invece, verosimile che la fiducia sia moderatamente risalita rispetto ad aprile sulla base delle evidenze raccolte nel resto dell’Europa tanto per le famiglie quanto per le imprese”.
“Gli aspetti rilevanti da sottolineare", ha aggiunto l’Ufficio Studi, sono due. Il primo riguarda l’esiguità del probabile miglioramento. Se a giugno si dovesse confermare anche per l’Italia che dopo i crolli di marzo e aprile il ripristino delle aspettative procede a ritmi lenti allora si dovrà concludere che il Pil e i consumi per il 2020 sono compromessi anche oltre le stime attuali, passando da un -8 per cento reale per entrambi a valori ben più negativi”.
“La seconda questione particolarmente grave è la concentrazione delle perdite di fatturato e di fiducia delle imprese su pochi settori. Se per le famiglie si evidenzia una certa tenuta, il sentiment degli imprenditori segnala in molti casi una caduta libera nonostante la probabile risalita rispetto ad aprile. La caduta della fiducia appare eccezionalmente acuta per le imprese del terziario di mercato, al cui interno si registra l’azzeramento (4,3) della fiducia degli operatori del turismo. A preoccupare è anche il forte accumulo di scorte registrato in molti settori della produzione e della distribuzione. In sintesi, anche i dati odierni confermano che se dal punto di vista macroeconomico il peggio è passato, sotto il profilo di tantissime aziende di alcuni settori strategici i momenti più difficili devono ancora venire”, ha aggiunto la Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo, la più grande rappresentanza d'impresa in Italia, che associa oltre 700.000 imprese.
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