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Adidas l'azienda più virtuosa per KnowTheChain

Scritto da Isabella Naef

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Adidas è in cima alla classifica delle aziende virtuose in tema di trasparenza della catena di approvvigionamento, di assunzioni e ascolto del personale, commitment e governance, tracciabilità e risk assessment e soluzione dei problemi. Secondo la classifica dell'organizzazion KnowTheChain, fondata da Humanity United nel 2013 per dare seguito e sviluppo al California Supply chain transparency act (Sb 657), che ha esaminato secondo questi sette parametri venti aziende dell'abbigliamento e degli accessori, Adidas si è aggiudicata 81 punti (sui 100 totali).

Prada è in 18esima posizione con soli 9 punti

Al secondo posto figura Gap con 77 punti, seguita da H&M e Lululemon Athletica Inc. entrambe con 69 punti. Al quinto posto figura Primark con 63, tallonata dal gruppo spagnolo Inditex, a quota 61, da Pvh con 57 punti, da Hanesbrands con 54, da Gildan Activewear con 51 e da Nike con 49. Al decimo posto figura Lbrands con 46 punti, seguita da e Ralph Lauren, sempre a 46 punti, e da Hugo Boss 45. Nelle parte bassa della classifica troviamo Vf con 43 punti, Fast Retailing e Under Armour a quota 38, il colosso francese Kering a 27 e Prada che, unica italiana della classifica, con 9 punti si posiziona terzultima, al numero 18, prima della 19esima Shenzhou International, a quota 1 punto, e di Belle International che ha totalizzato 0 punti.

Secondo l'Ilo sono 21 milioni le vittime del lavoro forzato

Come spiega l'organizzazione che ha stilato la classifica (secondo le comunicazioni pubbliche delle società), l'azienda guidata da Patrizio Bertelli rilascia una informativa limitata riguardo agli sforzi volti ad affrontare il lavoro forzato nella sua supply chain. Il punteggio della società è trainato principalmente dai suoi sforzi in materia di tracciabilità. La società, ha spiegato nel report di KnowTheChain, tra l'altro, non ha diffuso alcuna comunicazione in materia di assunzioni e di monitoraggio. La costruzione di standard precisi nella catena di fornitura, che stabiliscano la responsabilità interna, la valutazione dei rischi di lavoro forzato, e il monitoraggio delle prestazioni dei suoi fornitori sono, secondo KnowTheChain, alcuni passi che Prada potrebbe compiere per migliorare sensibilmente la sua posizione nella classifica.

La valutazione della società quotata a Hong Kong ha ottenuto un buon punteggio per quanto riguarda la tracciabilità delle materie prime utilizzate. La pelle è prevalentemente acquistata in Italia, in Toscana e ad Arzignano con una quota, rispettivamente del 55 percento e del 21 percento di tutte le pelli utilizzate dal gruppo. Nel 2015 Prada ha acquistato i materiali da circa 450 fornitori, l'80 percento dei quali ha sede in Italia e il 14 percento in Europa (stando alla ricerca condotta a luglio 2016).

Prada ha archiviato il primo semestre con ricavi consolidati a quota 1,6 miliardi (-13 percento a cambi costanti rispetto al 2015). Per quanto riguarda il canale retail, i ricavi si sono attestati a 1.277 milioni, in flessione del 16 percento a cambi costanti rispetto al 2015. Il mercato europeo (-18 percento a cambi costanti) è stato particolarmente penalizzato dalla riduzione dei flussi turistici, mentre la clientela domestica si è dimostrata più stabile.

Tornando alla classifica globale di KnowTheChain, i risultati mostrano come le aziende del settore dell'abbigliamento e delle calzature debbano fare di più per eliminare completamente il lavoro forzato dalla catena della supply chain, in particolare monitorando meglio il sistema con l'ingaggio diretto dei lavoratori e affrontando lo sfruttamento dei lavoratori attraverso le agenzie di recruitment.

Secondo i dati della International Labour Organization (Ilo), è stato stimato che circa 21 milioni di persone siano oggi vittime di lavoro forzato. Secondo la definizione della Ilo il lavoro forzato consiste in situazioni nelle quali le persone sono costrette a lavorare con l'uso della violenza o attraverso intimidazioni oppure con l'uso di "mezzi più sottili" come la necessità di saldare il debito accumulato, il ritiro dei documenti di identità o le minacce di denuncia alle autorità dell'immigrazione.

Il business che deriva dallo sfruttamento di simili situazioni crea profitti illegali per 150 miliardi di dollari.

Foto: Inditex website, Prada press office
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