Borghi (Federmoda): servono contributi a fondo perduto e una riforma fiscale
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Nei mesi di luglio e agosto di quest’anno, il 62 per cento delle aziende ha evidenziato un calo rispetto alle entrate degli stessi due mesi del 2019. Il 22 per cento ha registrato una stabilità e un 16 per cento un incremento. Questi alcuni dati difusi da Federazione moda Italia-Confcommercio con World Capital e contenuti nel Fashion & high street Report, in collaborazione con Osservatorio acquisti Nexi e Global Blue.
Nei mesi di luglio e agosto il 62 per cento delle aziende ha evidenziato un calo delle entrate rispetto agli stessi due mesi del 2019
Nel dettaglio, secondo i dati del sondaggio di Federazione moda Italia sull’andamento delle vendite nel settore moda nei mesi di luglio e agosto di quest’anno, il 62 per cento delle aziende ha evidenziato un calo rispetto alle entrate degli stessi due mesi del 2019. Il 22 per cento ha registrato una stabilità e un 16 per cento un incremento. Il calo medio registrato è del 17 per cento con posizioni più critiche nei centri delle grandi città, che hanno sofferto di più rispetto alle periferie, ai centri minori ed alle località turistiche, dove si è registrata qualche soddisfazione.
"Siamo molto preoccupati perché lo stallo degli arrivi di turisti amanti del bello e del made in Italy e l’eccessivo utilizzo di smartworking hanno portato a un cortocircuito dei flussi soprattutto nei centri delle maggiori città", ha sottolineato Renato Borghi, presidente di Federazione moda Italia-Confcommercio. Le nostre stime prevedono un calo di 5,7 miliardi di euro, pari al 75 per cento dei proventi da shopping tourism che, sommato alla diminuzione delle vendite sul mercato interno, potrebbe portare complessivamente alla chiusura di 17mila punti vendita del settore moda con un’incidenza sull’occupazione di 35.000 addetti.
"Ma siamo altrettanto convinti che, non appena, si allenteranno i timori, con la ripresa in presenza di scuole, università e attività pubbliche e private a pieno regime, il nostro Paese saprà ripartire. Le manifestazioni fieristiche della moda di Milano potranno rilanciare l’economia e dare nuova linfa e movimento al settore. Il comparto retail, già influenzato dalla concorrenza del web è una tra le principali vittime del Covid-19. Per far riprendere il settore, dunque, dobbiamo cercare di far rivivere i nostri centri, acquistando nei negozi di prossimità, che rappresentano l’anima delle città e contribuiscono a valorizzare le relazioni sociali, illuminare animi e strade, dare decoro e pulizia a vie e piazze, offrendo qualità, cordialità e professionalità", ha aggiunto Borgi specificando che servono contributi a fondo perduto e una liquidità pronta e veloce, oltre a una necessaria riforma fiscale, per la tenuta del mercato. Le banche devono poi essere al servizio di tutti coloro che fanno impresa e non soltanto di chi può già permetterselo. Resta, infine, quanto mai urgente una seria riflessione sui tempi della moda e sui rapporti di filiera, nell’interesse superiore del made in Italy".
Foto: dall'ufficio stampa Federmoda