Burberry taglia il 10% della forza lavoro in Italia; i sindacati chiedono soluzioni alternative
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Il blasonato marchio britannico, che ultimamente ha registrato un calo delle vendite e ha dato vita a una strategia di rilancio, prevede di tagliare il 10% della forza lavoro in Italia. Ad annunciarlo, ieri, le rappresentanze sindacali di Filcams Cgil, la Federazione italiana lavoratori commercio, alberghi, mense e servizi, aderente alla Cgil, la Confederazione generale italiana del lavoro, secondo cui la riorganizzazione non può gravare sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori.
Lo scorso maggio, il gruppo ha annunciato una nuova ondata di tagli occupazionali pari a 1.700 posti di lavoro, principalmente in funzioni di ufficio, e la chiusura del turno notturno nello stabilimento di Castleford.
Nelle ultime settimane è stata ufficializzata anche in Italia l’apertura di una procedura di licenziamento collettivo, si legge in una nota del sindacato. Burberry è stata contattata da FashionUnited per un commento.
L’azienda ha comunicato alle rappresentanze sindacali dei lavoratori l’intenzione di procedere con 39 licenziamenti su un totale di poco meno di 330 dipendenti della sede italiana, pari a oltre il 10% della forza lavoro. A questi si aggiungerebbe un numero significativo di contratti a tempo determinato che, con ogni probabilità, scrivono i sindacati, non verranno rinnovati. "Le motivazioni addotte dall’azienda fanno riferimento a una presunta necessità di riorganizzazione interna, finalizzata a migliorare i margini di efficienza, al fine di contrastare la crisi del lusso che sta rallentando le vendite in tutto il circuito moda", specifica Filcams Cgil secondo cui la difficoltà del settore non può essere una scusa per diminuire solamente gli organici.
"Questa ennesima crisi dimostra la fragilità di modelli economici che caratterizzano molte multinazionali: quando i profitti crescono, si capitalizza senza redistribuire; quando il mercato rallenta, si scaricano i costi sulle lavoratrici e sui lavoratori. Questo non è accettabile", si legge nella nota.
"Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno sollecitato l’azienda a valutare soluzioni alternative, anche alla luce delle recenti notizie che segnalano una, seppur lieve, ripresa del business. Le organizzazioni sindacali chiedono di esplorare tutte le opzioni utili a salvaguardare l’occupazione, tra cui: l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, un piano chiaro di sostenibilità per i punti vendita e le attività di sede, la possibilità di riduzioni volontarie dell’orario di lavoro (part-time) e forme di sostegno economico per chi opta volontariamente per la non opposizione al licenziamento".