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Calzature: fatturato 2025 atteso a 12,8 miliardi di euro (-3,1% sul 2024)

Segmento delle calzature in miglioramento nel terzo trimestre. L’indagine del Centro studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici evidenzia, infatti, un netto miglioramento nel terzo trimestre (-0,9% il fatturato) rispetto alla prima parte dell’anno. Stabili, nei primi 9 mesi, i consumi interni; crescono i volumi esportati (+4,3%), trainati dalle performance in Medio Oriente, in crescita a doppia cifra in valore, e nella Ue. I primi nove mesi del 2025 descrivono un comparto che, pur ancora in territorio negativo (-4,1% i ricavi nel campione di associati su gennaio-settembre 2024), vede un’importante attenuazione della flessione: il terzo trimestre ha registrato infatti un calo tendenziale del fatturato del -0,9%, un dato sensibilmente migliore rispetto alle pesanti contrazioni sperimentate nella prima metà dell’anno.

Le proiezioni a consuntivo 2025 indicano un fatturato settoriale inferiore di circa 409 milioni di euro rispetto all’anno precedente

"Il quadro generale attuale resta complesso e non risparmia nemmeno le fasce più alte dell'offerta, ma i dati del terzo trimestre indicano una riduzione della caduta e una prima luce in fondo al tunnel recessivo", ha sottolineato Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici. "Nonostante l'assenza di miglioramenti significativi negli scenari geopolitici, la capacità delle nostre imprese di presidiare i mercati europei e di intercettare la domanda nelle aree più dinamiche, come il Medio Oriente, è la chiave per affrontare il 2026. Sebbene si rilevino performance aziendali disomogenee, con diverse realtà ancora in sofferenza, la flessione contenuta attesa nel fatturato in chiusura d’anno (stimato a 12,8 miliardi di euro), conferma la resilienza del made in Italy."

Giovanna Ceolini Credits: Confindustria Accessori Moda
Le proiezioni a consuntivo 2025 indicano un fatturato settoriale inferiore di circa 409 milioni di euro rispetto all’anno precedente, con una contrazione del -3,1%: un risultato decisamente meno pesante rispetto alla chiusura 2024.

Sul fronte del commercio estero, nei primi otto mesi del 2025 le esportazioni hanno raggiunto un valore di 7,72 miliardi di euro (-1,3%). Il dato più significativo riguarda le quantità: sono stati venduti all'estero 131,8 milioni di paia, con un incremento del +4,3%. Questo recupero in volume è stato accompagnato da un riposizionamento dei prezzi medi (58,58 euro al paio, -5,3%), segno di un rientro dopo gli aumenti a doppia cifra del biennio 2022/2023.

L’area Ue (dove si dirigono 7 calzature su 10 esportate) cresce sia in valore (+2,2%), sia in volume (+7,6%). La Germania si distingue con un solido +6% in valore e un +10% in paia, mentre performance positive interessano anche Spagna, Polonia, Belgio e Austria. Fuori dai confini comunitari, il Medio Oriente si conferma l'area più dinamica, con un +13% in valore complessivo, trainata dall'exploit degli Emirati Arabi Uniti (+20%). Bene anche Turchia e Messico. In difficoltà rimane invece il Far East, che soffre una contrazione superiore al -20%, sia in volume che in valore, risentendo del forte rallentamento registrato dalla Cina (-24,6% in valore) ma anche da tutti gli altri principali mercati asiatici (Hong Kong, Giappone e Sud Corea), oltre all’area CSI (-9,2%, con un -17,8% in Russia), sempre penalizzata dal conflitto.

Resta sotto osservazione il mercato statunitense, che chiude gli otto mesi con un aumento in valore del +2,9% a fronte di un calo nelle quantità (-4,2%). Il comparto valuta con cautela l'impatto dei dazi fissati dall'accordo Usa-Ue: se agosto ha segnato un poco confortante -17,8% in valore, i dati preliminari di settembre mostrano una reattività per certi versi inattesa. A oggi, il 55% degli operatori associati che esportano negli Usa giudica gli effetti dei dazi non irrilevanti, con punte di forte criticità per un'azienda su cinque.

Parallelamente, le importazioni sono cresciute del +12,8% in quantità (raggiungendo i 271,6 milioni di paia); una dinamica legata non ai consumi interni, rimasti piatti, ma al potenziamento dei flussi logistici per la riesportazione, specialmente nello sportswear.

Sul fronte interno, gli acquisti delle famiglie italiane nei primi 9 mesi hanno recuperato il gap col 2024, pareggiandone i livelli, solo grazie a un terzo trimestre positivo (+2% in quantità); restano però ancora distanti dal pre-Covid (-7,7%).

Scende del 3,4% il numero di calzaturifici attivi

La produzione industriale sconta ancora le difficoltà della prima parte dell'anno.

Il lungo periodo di congiuntura sfavorevole ha lasciato strascichi sulla demografia d’impresa, con un calo a fine settembre del -3,4% nel numero di calzaturifici attivi e del -2,3% negli addetti rispetto al consuntivo 2024, tra industria e artigianato. Segnali di normalizzazione arrivano dalla cassa integrazione: dopo l'impennata del primo trimestre (+66%), le ore autorizzate nella filiera pelle sono diminuite del -20% nelle due frazioni successive, per un complessivo +2,5% nel cumulato a 9 mesi. La Toscana si conferma il distretto con il maggior ricorso agli ammortizzatori (9,1 milioni di ore, +56,8%), seguita da Campania (-14,2%) e Marche (+10,8%), in un quadro di gestione prudente della forza lavoro in vista della ripresa.


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Giovanna Ceolini