Calzaturiero: fatturato in flessione del 10 per cento nel primo trimestre
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Tempi complessi per il segmento della moda e del calzaturiero. Stando ai dati diffusi ieri da Assocalzaturifici, il comparto calzaturiero italiano nel primo trimestre del 2024, ha registrato una contrazione sia dell’export (-9,7 per cento in valore e -10,3 per cento nelle paia), sia del fatturato (-10,1 per cento). Lo scenario emerge dall’ultimo report realizzato dal Centro studi Confindustria moda per Assocalzaturifici, che evidenzia anche una flessione degli acquisti delle famiglie italiane (-1,6 per cento in quantità e -0,7 per cento in spesa).
Imprenditori del settore poco fiduciosi in merito all'evoluzione congiunturale
“Archiviato il 2023 con una sostanziale tenuta nel fatturato, 14,58 miliardi di euro, (+0,6 per cento sul 2022) e nell’export, sebbene con volumi già in sofferenza", ha sottolineato Giovanna Ceolini, presidente Assocalzaturifici, "in avvio 2024 è proseguito per il calzaturiero il rallentamento iniziato nella seconda metà dello scorso anno, divenuto ora ancor più marcato, con una forte riduzione degli ordinativi e dell’attività produttiva (l’indice Istat della produzione industriale segna nei primi 3 mesi un -20,5 per cento)", ha detto Giovanna Ceolini, presidente Assocalzaturifici.
"La consueta indagine condotta a maggio tra i nostri associati ha evidenziato un calo del fatturato per il 68 per cento del campione, con una fetta non trascurabile di associati (18 per cento) che ha riportato una contrazione addirittura superiore al -20 per cento. Inoltre, il sentiment degli imprenditori non mostra fiducia: solo l’11 per cento confida in un miglioramento dell’evoluzione congiunturale nel secondo trimestre, che secondo le previsioni degli intervistati è destinato a chiudersi con un calo del fatturato attorno al 7,4 per cento su aprile-giugno 2023. Oltre l’80 per cento prevede un’inversione di rotta non prima del 2025”, ha aggiunto Ceolini.
L’analisi per tipologia merceologica mostra flessioni, sia in quantità, sia a valore, per tutti i comparti. In particolare, quello delle calzature con tomaio in pelle, primo per importanza con un’incidenza del 65 per cento sulle vendite estere in valore, segna un -8,6 per cento in volume con un -7 per cento in valore sui primi 3 mesi 2023.
Tra le destinazioni, come già nel 2023, i mercati dell’Unione Europea presentano andamenti meno sfavorevoli (-4,1 per cento in valore) di quelli extra-UE (scesi nel complesso del -15 per cento).
Esportazioni: la Francia è al primo posto tra le destinazioni
Nella Ue, Francia e Spagna, malgrado cedano in quantità, crescono a valore (+1,7 per cento e +8,5 per cento rispettivamente sul primo trimestre 2023). La Francia, le cui cifre comprendono anche i flussi di rientro delle produzioni effettuate in Italia conto terzi per le griffe transalpine del lusso, si è confermata al primo posto tra le destinazioni, sia per valore che per volumi (in calo del -4,3 per cento). Arretramenti di oltre il -10 per cento per l’export verso la Germania e del -20 per cento in valore (con un 37,6 per cento in quantità) per il Belgio.
Fuori Ue, spicca anzitutto il dimezzamento ulteriore (-53,4 per cento, con un -36,7 per cento in volume) dei flussi diretti in Svizzera, da sempre tradizionale snodo logistico distributivo delle multinazionali del fashion, scesa al quarto posto delle destinazioni in valore: gran parte del transito negli hub elvetici è stato sostituito da spedizioni dirette ai mercati finali. La crescita dell’export in valore verso il Far East (+4,3 per cento) e il Medio Oriente (+14,1 per cento), dove più forte è tradizionalmente la presenza delle griffe, uniche macroaree a sperimentare un incremento rispetto al 2023, va letta anche alla luce di queste dinamiche. In Estremo Oriente, in particolare, bene Cina (+10,8 per cento in valore e +17,8 per cento in quantità) e Hong Kong (+26 per cento in valore e +4,9 per cento in volume, che resta però distante dalle paia 2019 pre-Covid). Tiene il Giappone (-0,9 per cento, con un +3,1 per cento in quantità), mentre la Sud Corea registra brusche flessioni (nell’ordine del -30 per cento). In Medio Oriente gli Emirati Arabi crescono del +34,4 per cento in valore, pur cedendo il -4,5 per cento in volume. Nel continente americano, riduzioni simili in valore hanno interessato sia gli Stati Uniti (-8,8 per cento) che il Canada (-7,2 per cento). Ancora performance poco premianti in Regno Unito (-6,1 per cento in valore). In merito ai paesi dell’ex blocco sovietico, si registra un calo delle vendite in Russia (-22,4 per cento in valore e -17,8 per cento in paia), mentre l’Ucraina recupera sì in valore (+21 per cento), ma a fronte di un arretramento del -11 per cento in volume. Prosegue, invece, l’andamento favorevole in Kazakistan (+4,8 per cento in valore e +12,2 per cento in quantità).