Calzaturiero in flessione del 9 per cento nell'H1
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Questi i dati contenuti nel report realizzato dal Centro studi Confindustria accessori moda per Assocalzaturifici, che rileva inoltre un decremento degli acquisti delle famiglie italiane (-2,1 per cento sia in volume, sia in spesa).
“La fase di debolezza della domanda, frenata da una minor propensione all’acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie (non solo quella cinese) e dall’incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso. La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti ed imprese attive rispetto allo scorso dicembre”, ha sottolineato, attraverso una nota, Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici.
“A soffrire, in primis" ha proseguito Ceolini, "sono state le esportazioni, da sempre il traino del comparto, visto che viene venduto fuori dai confini nazionali l’85 per cento delle paia prodotte in Italia. A seguito della contrazione delle vendite estere (-8,5 per cento), il saldo commerciale settoriale, pur in attivo per 2,34 miliardi di euro, denota un calo del -4,7 per cento, malgrado il ridimensionamento delle importazioni (-11,6 per cento)”.
Esaminando nel dettaglio i dati di export, le lievi flessioni delle vendite nei partner comunitari (-1,6 per cento in valore e -2,4 per cento in quantità, favorite dalla tenuta dei flussi verso la Francia, +2,6 per cento in valore e +1,5 per cento in volume, confermatasi prima destinazione) sono accompagnate da arretramenti nell’ordine del -15 per cento negli sbocchi extra-Ue. Tra questi, gli unici segni positivi si registrano per Medio Oriente (+10,7 per cento in valore) e Far East (+2,9 per cento, con Cina +12,6 per cento e Hong Kong +22,6 per cento), ma sono da leggere soprattutto alla luce dei cambiamenti nelle strategie distributive delle griffe del lusso, particolarmente radicate in queste aree, che ora spediscono direttamente ai mercati di destinazione finali beni che prima transitavano dagli hub in Svizzera (che non a caso segna un -54,7 per cento in valore).
Gli Usa cedono il -3,5 per cento in valore (ma con un decisamente più marcato -14,7 per cento in volume), mentre la Russia, dopo il crollo del 2022 all’inizio del conflitto e il rimbalzo del 2023, mostra un calo del -21,7 per cento in valore su gennaio-maggio 2023.
Anche sul fronte dei consumi interni i dati non sono positivi: nei primi 6 mesi gli acquisti delle famiglie italiane sono scesi del -2,1 per cento in volume e in spesa. Analizzando la tipologia di calzature, i cali più marcati hanno interessato le scarpe da uomo (-5,7 per cento in quantità e -4,6 per cento in spesa), mentre quelle per donna e per bambini/ragazzi evidenziano riduzioni nell’ordine del -3 per cento, sia nelle paia, sia in valore. Le “sportive e sneakers” mostrano le contrazioni meno pesanti (-1 per cento in volume e -0,6 per cento in valore). La pantofoleria, infine, cede l’1,7 per cento in quantità (malgrado la tenuta di quella per donna), con un -0,7 per cento in spesa.
A fine giugno, rispetto a dicembre, si contavano 107 calzaturifici in meno, tra industria e artigianato (-3 per cento), con un saldo negativo di -2.359 addetti (-3,2 per cento): una repentina inversione di tendenza, dunque, rispetto al timido recupero registrato dalla forza lavoro settoriale a consuntivo 2023 sul 2022 (+1,8 per cento).