Camera buyer scrive al Governo: "le imprese non sono in grado, da sole, di reggere ancora continui stop and go"
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I buyer scrivono al Governo e chiedono sostegno e aiuti concreti per tutti gli associati provati da mesi di lockdown e di aperture a singhiozzo. In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, Giacomo Santucci, presidente di Camera buyer Italia – The Best shops, si fa portavoce di un appello degli imprenditori.
Camera buyer Italia: "il supporto istituzionale, specie nei confronti del sistema bancario, diventa sempre più importante e urgente"
In concreto, Camera buyer chiede l'eliminazione del tetto massimo di spesa di 45 milioni di euro con riferimento al credito d’imposta concesso al settore tessile sul surplus di giacenze del 2020 rispetto alla media dei tre periodi d'imposta precedenti; il posticipo dei versamenti contributivi, per un lasso temporale più esteso rispetto a quello attualmente previsto, allo scopo di non pesare eccessivamente sulla liquidità delle imprese. Ulteriori e maggiori sgravi fiscali specificatamente dedicati alle imprese del settore che investono nello sviluppo dello smart working, dell’ecommerce e degli asset a supporto: computer, impianti e infrastrutture logistiche, software e sgravi fiscali e contributi a fondo perduto,calcolati su dati aggiornati in termini di calo di fatturato sono alcune delle altre proposte concrete indirizzate al Governo da Camera Buyer.
"Le nostre imprese non sono in grado, da sole, di reggere ancora per molto a continui stop and go (lockdown-apertura-semilockdown-apertura-lockdown), e necessitano di poter esprimere o dialogare con le istituzioni. Abbiamo chiuso le nostre attività, utilizzato lo smart working, preservato per quanto possibile posti di lavoro, adottato tutti i protocolli di sicurezza, incamerato le perdite legate alla chiusura per il lockdown, richiesto finanziamenti alle banche e contemporaneamente, come accennato, ripensando i business model delle nostre imprese", scrive Santucci nella lettera.
"Il supporto istituzionale, specie nei confronti del sistema bancario, diventa sempre più importante e urgente; non che lo Stato sia assente ma dovrebbe dare più evidenti segnali di una presenza autorevole e autoritaria (soprattutto quando i nostri codici ateco non compaiono nei provvedimenti emanati)", aggiunge il presidente dell'associazione.
"L’impegno per contrastare il virus è mandatorio, senza lasciarsi indietro però le nostre imprese e con esse distruggere centinaia di migliaia di posti di lavoro. Tutte le azioni da mettere in campo e i relativi investimenti non possono essere solo presi a prestito ma devono essere generati ed è il nostro sistema di imprese che li deve generare", si legge, ancora, nel documento inviato al Governo.
"Piuttosto che accennare a un primato della salute sull’economia dovremmo pensare all’equilibrio di questi aspetti e alla rilevanza del capitale sociale e come portare avanti entrambi e sullo stesso piano", prosegue la missiva prima di elencare le proposte concrete precedentemente elencate.
La lettera è stata sottoscritta anche dai membri del consiglio direttivo di Cbi, ossia da Giuseppe Angiolini, Claudio Betti, Maurizio Coltorti, Andrea Molteni, Giacomo Vannuccini e da Sabina Zabberoni.
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