Caro energia: per Confcommercio costi insostenibili per le imprese
loading...
“I costi dell’energia sono, ormai, da vera emergenza. In particolare, le imprese del terziario pagheranno una bolletta pari a 33 miliardi, il triplo rispetto a un anno fa. Il nuovo Governo dovrà dare risposte immediate accelerando soprattutto su Recovery fund energetico europeo e fissazione di un tetto al prezzo del gas", questo l'appello lanciato oggi da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. "E’ vitale, insomma, tagliare drasticamente il costo dell’energia per tutte le imprese, anche quelle non energivore e gasivore. In caso contrario si rischia di vanificare la ripresa economica di questi ultimi mesi”, ha aggiunto Sangalli commentando i dati relativi all’impatto del caro energia sul terziario diffusi oggi dalla Confederazione.
Numeri alla mano, spiega Confcommercio, la corsa continua degli aumenti dell’energia e un’inflazione prossima all’8 per cento, per quasi l’80 per cento dovuta proprio all’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche, mette a rischio da qui ai primi sei mesi del 2023 circa 120mila imprese del terziario di mercato e 370mila posti di lavoro.
Tra i settori più esposti, il commercio al dettaglio, in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas, la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima; ma a risentire pesantemente di questa situazione sono anche i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell’abbigliamento che, dopo una stagione di saldi marginalmente favorevole, si trova oggi a dover sopportare incrementi consistenti, avverte, ancora, Confcommercio.
Complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021 (11 miliardi) e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 miliardi). Uno scenario che desta forte preoccupazione e che, in assenza di interventi specifici e nuove misure di sostegno, rischia, anche alla luce delle ulteriori restrizioni nella fornitura di gas annunciate dalla Russia, di ampliare il numero di imprese che potrebbero cessare l’attività e causare una forte frenata all’economia nella seconda parte dell’anno.