Confcommercio: è concreta una moderata recessione tecnica
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Negli undici mesi del 2022, l’Icc si mantiene 4,6 punti percentuali inferiore rispetto al 2019
Numeri alla mano, a ottobre la produzione industriale ha mostrato una riduzione congiunturale dell’1,0 per cento e dell’1,3 per cento su base annua. Stando alle indicazioni degli imprenditori, il trend non dovrebbe modificarsi nel breve periodo. "Nonostante i segnali di minore dinamicità dell’economia, il mercato del lavoro evidenzia, anche a ottobre, incoraggianti seppure moderati segnali di crescita (+0,4 per cento del numero di occupati). In lieve ripresa è risultata, a novembre, la fiducia degli operatori del commercio al dettaglio, a segnalare le attese, forse le speranze, di un recupero della domanda in occasione degli acquisti per le festività di fine anno", prosegue Confcommercio. Anche a novembre i consumi, espressi nella metrica dell’Icc (Indicatore dei consumi di Confcommercio), hanno evidenziato un rallentamento, con una riduzione dello 0,7 per cento nel confronto annuo, effetto di una flessione della domanda per i beni (-1,7 per cento) e di una crescita per i servizi (+2,3 per cento).
Nel complesso degli undici mesi del 2022, l’Icc si mantiene 4,6 punti percentuali inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019. In forte ritardo sono i servizi nel complesso (-11,9 per cento), il segmento dell’automotive (-24,2 per cento) e l’abbigliamento (-6,9 per cento). Alla luce di queste dinamiche, l’ipotesi di una moderata recessione tecnica tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 appare concreta, sottolinea Confcommercio". Secondo le nostre stime a dicembre il PIL dovrebbe registrare una riduzione dello 0,7 per cento congiunturale, e una crescita dello 0,2 per cento nel confronto annuo. Nella media del quarto trimestre si avrebbe, pertanto, una contrazione dello 0,7 per cento sul terzo trimestre e una crescita dell’1,0 per cento su base annua", specifica la nota.
La stabilizzazione dell’inflazione registrata a novembre all’11,8% non costituisce una solida premessa dell’inizio di una fase meno critica. Secondo le nostre stime nel mese di dicembre i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su novembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 12,0%. Nella media del 2022 l’inflazione si attesterebbe all’8,2%. La progressiva crescita dell’inflazione di fondo, e le turbolenze ed incertezze che ancora caratterizzano molti mercati delle materie prime, rendono difficile ipotizzare un rientro delle dinamiche prima della tarda primavera del 2023, con conseguenze negative sulle prospettive di crescita per l’anno che sta per iniziare.
A novembre il sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio ha segnalato, dopo un bimestre in negativo, una tendenza al recupero (2,9 per cento su ottobre).
Il protrarsi di una situazione di debolezza della produzione (-1,0 per cento congiunturale; -1,3 per cento nel confronto annuo) e il calo registrato da alcuni segmenti della domanda delle famiglie dovrebbero aver consolidato la tendenza al rallentamento dell’economia. Nel mese di dicembre il PIL è atteso ridursi dello 0,7 per cento in termini congiunturali, con una crescita dello 0,2 per cento sullo stesso mese del 2021. Nel complesso del quarto trimestre si stima un calo dello 0,7 per cento sul periodo precedente e un incremento dell’1,0 per cento sull’ultimo trimestre del 2021. La crescita nel 2022 si dovrebbe attestare al 3,7-3,8 per cento.
Le dinamiche tendenziali
Relativamente ai beni si conferma, anche a novembre, una tendenza diffusa a ridurre i volumi acquistati. Ridimensionamenti significativi della domanda, nel confronto su base annua, si registrano per gli elettrodomestici (-8,0 per cento) e i mobili (-5,7 per cento) segmenti che da alcuni mesi vivono una fase critica. I modesti segnali di recupero registrati a ottobre dal settore dell’automotive sembrano essersi già esauriti. A novembre si rileva, infatti, un calo dello 0,2 per cento su base annua degli acquisti da parte dei privati. Anche a novembre, dopo il forte calo registrato a ottobre, le famiglie hanno proseguito nel percorso di riduzione dei consumi alimentari (-3,7 per cento su base annua). La sostituzione con i consumi fuori casa non è più sufficiente a spiegare il fenomeno: anche alla luce delle prime indicazioni su dicembre, la riduzione dell’alimentazione domestica in volume è sempre più collegata alle scelte imposte alle famiglie dalla decisa crescita dei prezzi. Per abbigliamento e calzature l’incremento di novembre (+2,0 per cento tendenziale) si configura, di fatto, solo come un modesto recupero dopo il dato fortemente negativo di ottobre. Per questo segmento il ritorno sui valori del 2019 appare ancora molto lontano.