Confcommercio-GfK: per 1 imprenditore su 4 peggiorano i livelli di sicurezza
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Stando ai dati dell'indagine Confcommercio–GfK Italia sui fenomeni criminali, nel 2018 quasi un imprenditore su quattro ha avuto esperienza diretta o indiretta con la criminalità, esattamente come nel 2017. Da quanto emerso dall'indagine, presentata ieri a Roma, durante la giornata Legalità mi piace, è scesa la percentuale di chi è propenso a dotarsi di un'arma di difesa personale.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenendo alla sesta edizione della giornata nazionale "Legalità mi piace" ha sottolineato: "questa è un'edizione in continuità nei contenuti e negli intenti con quelle precedenti. La nostra sfida è quella di appassionare alla legalità".
La criminalità resta il problema numero uno per gli imprenditori
Per il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è importante che "i negozi aprano, perché sicurezza sono anche le luci del negozio che si accendono". "Non capisco la caccia allo scontrino dei commercianti quando vediamo che c'è un abusivismo dilagante. In Italia c'è ancora chi pensa che le partite Iva o gli imprenditori abbiano torto a prescindere".
Dati alla mano, dalla ricerca è emerso che un imprenditore su quattro percepisce un peggioramento nei livelli di sicurezza per la propria attività rispetto all’anno scorso. Il peggioramento è più avvertito al Sud, al Centro, nei grandi centri e tra i venditori su aree pubbliche.
I fenomeni maggiormente percepiti in aumento sono l’abusivismo (per il 45 per cento degli imprenditori) e i furti (per il 38 per cento); seguono la contraffazione (per il 33 per cento) e le rapine (per il 27 per cento). Il dato sull’abusivismo è più marcato nel Centro Italia.
Si evidenziano accentuazioni in alcuni settori: tra i venditori su aree pubbliche per quanto riguarda abusivismo, contraffazione e furti; tra i tabaccai per furti e rapine; tra gli albergatori per l’abusivismo. Più contenuta la percezione di aumento dei crimini tipicamente collegabili alla criminalità organizzata come usura (in aumento per il 17 per cento) ed estorsioni (per il 15 per cento).
Quasi un imprenditore su 4 ha avuto esperienza diretta o indiretta con la criminalità (esattamente come nel 2017): il 9 per cento degli imprenditori ha subito personalmente minacce o intimidazioni con finalità estorsiva (in linea con il 2017) e il 21 per cento conosce altre imprese che sono state oggetto di minacce o intimidazioni (era il 22 per cento nel 2017).
Come in passato, sia l’esperienza diretta sia quella indiretta si accentuano nel Sud Italia, e in particolare nei grandi centri. Si nota anche un’accentuazione nel settore dei trasporti. Nella grande maggioranza dei casi le minacce subite consistono in pressioni psicologiche (78 per cento delle imprese che hanno subito minacce o intimidazioni), in aumento rispetto al 2017 (pari al 69 per cento).
Meno rilevante ma sempre consistente l’incidenza di chi dichiara di aver subito danneggiamento a cose (36 per cento), in calo rispetto al 2017 (44 per cento). Si conferma l’accentuazione di questo fenomeno nel Sud Italia.
Decisamente più contenuta e in lieve diminuzione rispetto al 2017 (11 per cento contro 13 per cento) la quota di imprenditori che dichiarano di aver subito violenza alle persone. La quota di imprenditori che adotta misure di prevenzione e tutela nei confronti della criminalità è stabile: circa 4 imprenditori su 5 ne hanno adottato almeno una. Il fenomeno è più accentuato tra i tabaccai, i benzinai e nel settore dei trasporti.
Le principali misure riguardano l’utilizzo di telecamere e impianti di allarme (53 per cento), la stipula di assicurazioni (40 per cento), le denunce (32 per cento) e la vigilanza privata (27 per cento), che risultano tutte in aumento rispetto al 2017.
Foto: Carlo Sangalli e Matteo Salvini, credit Confcommercio