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Confcommercio lancia un campanello d'allarme per la ripresa

Scritto da Isabella Naef

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A novembre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) accelera nuovamente in Italia registrando un +3,8 per cento su base annua e “portandosi a un livello che non si registrava da settembre 2008”. Questo quanto riporta l’Istat nelle sue stime preliminari: lo scorso mese si era registrato un incremento del 3 per cento. Il boom si deve soprattutto alla crescita dei prezzi dei beni energetici.

I dati sull’inflazione diffusi dall’Istat e dall’Eurostat, “peggiori rispetto alle nostre stime, rappresentano un innegabile campanello d’allarme per la ripresa. La tendenza a variazioni dei prezzi al consumo nettamente superiori rispetto alle dinamiche registrate nell’ultimo decennio, nella Uem si è raggiunto il 4,9 per cento con un valore del 6,0 per cento per la Germania, erano già evidenti da prima dell’estate”, scrive l’Ufficio studi di Confcommercio.

La forte spinta proveniente dagli energetici, spiega la nota, a cui si accompagnano i problemi di scarsità di materie prime e di approvvigionamento lungo alcune filiere, comincia a produrre effetti anche su altri comparti. Questa situazione, che non è stata ancora interiorizzata nei comportamenti delle famiglie, rischia di generare già dall’inizio del prossimo anno un brusco rallentamento delle dinamiche produttive.

Le famiglie, di fronte a una ridimensionamento del reddito disponibile reale, potrebbero modificare quell’atteggiamento favorevole verso il consumo che ha spinto, come confermato anche nel terzo trimestre, il recupero dell’attività economica. Ridimensionamento della domanda che potrebbe interessare principalmente i beni e i servizi commercializzabili, quelli che hanno sofferto in misura più evidente delle limitazioni imposte dalla pandemia. “Non va neanche trascurato il possibile impatto di questa situazione sulla politica monetaria che, nonostante tutte le prese di posizione della Bce, potrebbe a breve diventare meno accomodante”, ha aggiunto l’Ufficio studi di Confcommercio.

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