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Confcommercio: nel 2020 oltre 300mila imprese in meno

Scritto da Isabella Naef

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Sono 390mila le imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato, che chiuderanno i battenti nel 2020. Queste le stime di Confcommercio dovute all’effetto combinato del Covid e del crollo dei consumi del 10,8 per cento (pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019). Le chiusure non saranno compensate dalle 85mila nuove aperture.

Calzature e abbigliamento tra i settori più colpiti

Pertanto, la riduzione del tessuto produttivo nei settori considerati ammonterebbe a quasi 305mila imprese (-11,3 per cento), spiega Confcommercio. Di queste, 240mila, esclusivamente a causa della pandemia.

L’emergenza sanitaria, con tutte le conseguenze che ne sono derivate, restrizioni e chiusure obbligatorie incluse, ha acuito drasticamente il tasso di mortalità delle imprese che, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio (dal 6,6 per cento all’11,1 per cento) e addirittura più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7 per cento al 17,3 per cento), stando alle stime dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla nati-mortalità nel 2020 delle imprese del commercio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi.

Delle 240mila imprese “sparite” dal mercato a causa della pandemia, prosegue la nota, 225mila si perdono per un eccesso di mortalità e 15mila per un deficit di natalità. Una riduzione del tessuto produttivo che risulta particolarmente accentuata tra i servizi di mercato, che si riducono del 13,8 per cento rispetto al 2019, mentre nel commercio rimane più contenuta, ma comunque elevata, e pari all’8,3 per cento.

Nel dettaglio, tra i settori più colpiti, nell’ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-17,1 per cento), ambulanti (-11,8 per cento) e distributori di carburante (-10,1 per cento); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7 per cento), bar e ristoranti (-14,4 per cento) e trasporti (-14,2 per cento). C’è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione di un’impresa su tre.

Alla perdita di imprese, si somma anche quella relativa ai lavoratori autonomi, ovvero quei soggetti titolari di partita Iva operanti senza alcun tipo di organizzazione societaria.

“Il 2020 si chiude con un bilancio drammatico per il nostro sistema produttivo colpito dal Covid. Quasi mezzo milione tra imprese e lavoratori autonomi potrebbero chiudere l’attività. Oltre all'indispensabile vaccino sanitario, c'è bisogno del vaccino economico, cioè indennizzi finalmente adeguati al crollo dei fatturati e l'utilizzo di tutte le risorse europee per rimettere in moto l'economia del nostro Paese”, ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Foto: Carlo Sangalli, dall'ufficio stampa Confcommercio

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