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Confcommercio: rallentano crescita e consumi

Scritto da Isabella Naef

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Credits: Pexels, Cottonbro

Il secondo trimestre del 2023 evidenzia segnali di rallentamento dell’attività. Come riporta Confcommercio "le criticità che investono alcune grandi economie europee e le difficoltà nel riportare l’inflazione su valori più prossimi agli obiettivi di politica monetaria stanno inducendo una minore dinamicità della nostra economia".

Confcommercio: il rallentamento potrebbe protrarsi anche nei prossimi mesi

Nel dettaglio, gli indicatori che lo testimoniano vanno dal progressivo rallentamento dell’attività industriale (quattro mesi consecutivi in riduzione congiunturale) all’emergere di un’evoluzione meno favorevole della domanda per consumi fino al rallentamento nel recupero delle presenze turistiche, sia di italiani sia di stranieri (-2 per cento circa rispetto al 2019 nei primi quattro mesi del 2023).

Gli indicatori sul sentiment di famiglie e imprese mostrano qualche cedimento nel mese di maggio, a conferma che il rallentamento potrebbe protrarsi anche nei prossimi mesi, avverte Confcommercio.

In questo contesto solo il mercato del lavoro continua a mostrare elementi di vivacità con un incremento degli occupati ad aprile su marzo pari a 48mila unità (+390 mila nel confronto annuo). Il permanere di tali favorevoli dinamiche indicherebbe che gli operatori economici reputano l’attuale fase di quasi stagnazione come temporanea. "A nostro avviso, sciogliere o meno questi nodi tra rallentamento e incertezza sul futuro dipenderà dalla velocità di rientro delle tensioni inflazionistiche", hanno sottolineato dalla Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo, è la più grande rappresentanza d'impresa in Italia, associando oltre 700mila imprese.

A maggio, i consumi, misurati nella metrica dell’Indicatore consumi Confcommercio, hanno registrato una riduzione dello 0,2 per cento nel confronto annuo. Il dato è sintesi di un marcato e diffuso rallentamento della domanda di beni (-1,2 per cento) e di una crescita dei consumi per la componente relativa ai servizi (+2,6 per cento), sebbene, anche per questo aggregato, emergano i primi segnali di una minore dinamicità. Relativamente ai beni solo la domanda per le autovetture evidenzia importanti segnali di recupero (+11,5 per cento tendenziale). Le favorevoli dinamiche registrate dalla fine dello scorso anno hanno solo attenuato le difficoltà di un settore che, nel confronto pre-pandemico, evidenzia ancora un sensibile gap in termini di volumi. Tra gli altri beni anche a maggio si conferma in decisa riduzione la dinamica dei consumi alimentari (-4,3 per cento tendenziale), dell’energia elettrica (-3,6 per cento) e del vestiario (-2 per cento).

Secondo le stime di Confcommercio il prodotto interno lordo a giugno sarebbe marginalmente diminuito (-0,1 per cento) rispetto a maggio, con una crescita dell’1,3 per cento su base annua. Nel complesso del secondo trimestre la crescita si attesterebbe allo 0,2 per cento in termini congiunturali, dato determinato dalla positiva eredità lasciata dal primo quarto dell’anno, e all’1,1 per cento nel confronto con lo stesso periodo del 2022.

Anche a giugno l’inflazione è attesa proseguire nel percorso di graduale rientro delle dinamiche. "Per il mese in corso la nostra stima è di un aumento dello 0,4 per cento congiunturale e di una variazione del 6,8 per cento nel confronto annuo. L’attenuarsi di tensioni nelle fasi a monte e il, sia pur modesto, rallentamento nei tassi di crescita dell’inflazione di fondo, consolidano le attese di una parte finale del 2023 più favorevole, circostanza che potrebbe contribuire al rendere il percorso di recupero della domanda delle famiglie più agevole", scrive Concfcommercio.

A maggio 2023 l’Indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) ha evidenziato una riduzione dello 0,2 per cento sullo stesso mese del 2022, confermando il trend negativo già emerso ad aprile (la stima è stata rivista al ribasso in conseguenza di una dinamica più sfavorevole del previsto dell’indice delle vendite al dettaglio).

La valutazione dell’ultimo mese è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+2,6 per cento) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,2 per cento). Il percorso di recupero della domanda comincia a mostrare segnali di difficoltà, con sensibili rallentamenti anche nelle dinamiche di quelle voci legate al tempo libero che avevano guidato la ripresa nell’ultimo biennio.

"Tutto ciò consolida i timori di un ritorno dei consumi in volume ai livelli del 2019, calcolati nella metrica dell’Icc, solo nel 2024. Traguardo che, per alcune voci di spesa, appare, comunque, complicato da raggiungere", aggiunge l'associazione. Infine, stando a quanto comunicato dall'Istat venerdì scorso, sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di giugno un incremento dello 0,4 per cento in termini congiunturali e una crescita del 6,8 per cento su base annua. La minor dinamicità dell’inflazione di fondo consolida le attese di una parte finale del 2023 più favorevole, anche se permangono incertezze sull’orizzonte temporale entro il quale la variazione dei prezzi al consumo risulterà coerente con gli obiettivi delle autorità di politica monetaria, specifica l'Istituto nazionale di statistica.

Nel mese di maggio 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e del 7,6 per cento su base annua, da +8,2 per cento nel mese precedente, confermando la stima preliminare.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +11,6 a +11,2 per cento), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,9 a +7,1 per cento).

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1 per cento), degli alimentari lavorati (+0,6 per cento) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4 per cento), a cui si oppone il calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,6 per cento) e regolamentati (-0,2 per cento).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,6 per cento per l’indice generale e a +4,7 per cento per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,3 per cento su base mensile e dell’8 per cento su base annua (in decelerazione da +8,6 per cento di aprile); la stima preliminare era +8,1 per cento.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 7,2 per cento su base annua.

"A maggio l’inflazione riprende a scendere, tornando, dopo la risalita registrata ad aprile, al livello di marzo 2023 (+7,6 per cento). Il rallentamento appare ancora fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in calo su base congiunturale. Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati mostrano un’attenuazione della loro crescita su base annua, che contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo (scesa a +6 per cento). Prosegue, infine, la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che a maggio è pari a +11,2 per cento", commenta l'ufficio studi dell'Istat.

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