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Confimprese-Ey: consumi abbigliamento a -13 per cento a settembre

Scritto da FashionUnited

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Calo dei consumi ristorazione, abbigliamento e non food del 13,5 per cento a settembre rispetto allo stesso mese del 2019. Si tratta di un dato in peggioramento rispetto al -11,9 per cento di agosto.

I dati sono stati diffusi ieri dall'Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-Ey.

L’ecommerce chiude settembre a +22,7 per cento e recupera quasi 5 punti percentuali su agosto

Anche se i valori sono migliori rispetto a quanto visto a giugno e luglio, il trend di settembre fa presagire una futura maggiore difficoltà del retail nell’affrontare i mesi più freddi a causa del crescere dei contagi e della loro influenza sulla propensione all’acquisto. Il progressivo anno si attesta su un pesante -34,8 per cento.

Sui numeri pesa la curva incrementale dei contagi e l’incertezza del futuro, che potrebbero portare a una nuova ondata negativa sia in termini sanitari sia economici.

Sui consumi pesa anche l'incertezza sul futuro

Gli andamenti peggiori si evidenziano nella ristorazione che chiude settembre a -18 per cento, con un progressivo anno del -37,8 per cento, ma va male anche l'abbigliamento con -12,9 per cento, una flessione quasi raddoppiata rispetto al -7 per cento di agosto, che aveva beneficiato dal buon andamento dei saldi, e un progressivo anno pari a - 35,3 per cento.

Il non food (entertainment, ottica, arredo casa e oggettistica) mostra performance migliori rispetto agli altri due settori, -6,9 per cento, con un progressivo anno di -26,5 per cento, risultati dovuti in parte ai benefici di un periodo lockdown ridotto, ma soprattutto a modificati orientamenti di consumo verso beni più legati alla casa e alla cura persona.

L'e commerce chiude settembre a +22,7 per cento e recupera quasi 5 punti percentuali su agosto, dovuti principalmente al ritorno in città degli italiani e a una maggiore propensione all’acquisto online rispetto al periodo vacanziero.

"Difficile fare previsioni in questo momento", ha spiegato Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese. "I primi riscontri del mese di ottobre registrano un forte rallentamento degli ingressi e dei fatturati. L’evoluzione della pandemia fa ipotizzare un aggravamento della tendenza per il quarto e più importante trimestre dell’anno".

Per quanto riguarda l’analisi delle pta, ossia le primary trade area, nel mese di settembre centri commerciali e outlet segnano rispettivamente un calo del -15,1 per cento e del - 10,3 per cento. Sempre in sofferenza le high street delle città metropolitane (-19,7 per cento), mentre le città di provincia e le aree periferiche delle metropoli rimangono le aree con migliori performance (-9,8 per cento nel mese e -31,3 per cento nel progressivo anno). I consumatori privilegiano la vita di quartiere, anche grazie al persistere dello smart working e del calo della mobilità urbana. Quest’ultimo è un trend che va delineandosi con sempre maggiore chiarezza e di cui gli operatori di settore dovranno tenere conto per gli assetti futuri.

Nelle aree geografiche l’Italia si spacca nei due estremi settentrionale e meridionale: le performance migliori si registrano nell’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) che chiude settembre a -12,7 per cento e nell’area Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia) a -7 per cento.

Fanno peggio, entrambe con -17 per cento, le aree Nord-Est (Emilia-Romagna e Veneto) e Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Sardegna). Praticamente il sud Italia, benché sempre in negativo, supera di circa il 10 per cento il Nord-est e il Centro Italia.

Nel mese di settembre è l’Emilia-Romagna la regione con i peggiori andamenti -18,4 per cento, seguita a breve distanza da Lazio e Umbria -17,7 per cento, Sardegna -17,2 per cento e Friuli-Venezia Giulia - 17 per cento.

È sempre Firenze la peggiore città con -35,1 per cento nel mese di settembre. Continua invariato il primato negativo della città medicea, che è stabile nel ranking da 8 mesi con una flessione sul progressivo anno del -42,3 per cento. Seguono Milano -29,2 per cento, Bologna -26,7 per cento, Venezia -26,3 per cento, Roma -20,7 per cento. Male anche Parma -19,5 per cento, Genova -19,3 per cento, Udine -16,8 per cento, Napoli -11,5 per cento, Torino -12,6 per cento. Si salvano, anche se con il segno meno, Palermo -8 per cento e Trento -5,9 per cento.

Foto: Pexels

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