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Congiuntura Confcommercio: abbigliamento in forte difficoltà

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Vlada Karpovich
“I consumi rallentano, l’inflazione cresce, il conflitto in Ucraina continua e preoccupa la prospettiva delle restrizioni monetarie. In questo contesto, la crisi politica rischia di ripercuotersi pesantemente su quella economica. Serve, invece, la guida di Draghi e un’azione di governo sempre più efficace per gestire al meglio le risorse del Pnrr, la legge di bilancio e le riforme strutturali che il Paese attende”. Questo il commento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sulla congiuntura diffusa stamattina dalla Confederazione.

Abbigliamento e calzature in forte difficoltà

"I mesi estivi si sono aperti all’insegna di un preoccupante clima d’incertezza. Il quadro internazionale appare ancora molto complesso e non si intravedono segnali di risoluzione del conflitto in Ucraina. I mercati delle materie prime continuano a essere attraversati da molteplici turbolenze, elemento che contribuisce a rendere molto complicata l’individuazione della fine della fiammata inflazionistica che sta coinvolgendo tutte le principali economie", scrive Confcommercio.

La conseguenza è una progressiva riduzione del Pil in termini congiunturali. La tendenza si dovrebbe confermare anche a luglio, mese cui la stima della confederazione indica un calo dello 0,6 per cento su giugno e una crescita nulla nel confronto annuo. I consumi, misurati nella metrica dell’Icc, Indicatore dei consumi Confcommercio, seppure in crescita tendenziale (+0,7 per cento su giugno del 2021), mostrano una dinamica più contenuta rispetto ai mesi precedenti (mentre sarebbe già negativa, a giugno, la variazione del volume destagionalizzato).

L’espansione della quota destinata alle spese obbligate, in un contesto di stagnazione o riduzione del reddito disponibile, è destinata a riflettersi sulla domanda di quella parte dei consumi liberi che, soprattutto per quanto attiene ai servizi, sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli del 2019.

A maggio 2022 la produzione industriale, dopo un trimestre favorevole, ha registrato un calo dell’1,1 per cento termini congiunturali. Il confronto su base annua si mantiene positivo con un

incremento del 3,5 per cento. Nello stesso mese il numero di occupati ha registrato un calo dello 0,2 per cento su aprile. Nel confronto con lo stesso mese del 2021 la variazione è del +2,1 per cento.

A giugno 2022 il sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio ha consolidato la tendenza al recupero (+1,3 per cento su maggio). "Riguardo al Pil mensile il quadro di riferimento si conferma quanto mai incerto, con una crescita che nel secondo trimestre è stata determinata esclusivamente dall’eredità lasciata dal primo quarto dell’anno. Secondo le nostre stime, il Pil dovrebbe registrare nel mese in corso una riduzione dello 0,6 per cento su giugno, dato che consolida la tendenza al ridimensionamento riscontrata negli ultimi mesi", ha specificato Confcommercio.

A giugno 2022 l’Indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) segnala un incremento su base annua dello 0,7 per cento, in netto ridimensionamento rispetto alle variazioni registrate nei mesi precedenti. Questa evoluzione è anche la conseguenza fisiologica del ritorno a confronti con periodi in cui le condizioni di vita del Paese sono state meno emergenziali. Il contenuto incremento registrato dall’indicatore nell’ultimo mese è frutto esclusivamente del positivo recupero registrato dalla domanda per i servizi (+11,9 per cento), a cui si è contrapposta una riduzione di quella relativa ai beni (-3,3 per cento). Continuano a pesare la crisi del settore automobilistico, le difficoltà dell’abbigliamento e delle calzature, in attesa dei saldi, e il ridimensionamento della domanda per gli alimentari. Nonostante i progressi registrati negli ultimi periodi la domanda, calcolata nella metrica dell’Icc, nel confronto con il primo semestre del 2019 risulta ancora inferiore del 6,8 per cento. Per i servizi il calo si attesta al 18 per cento.

Le famiglie, in un contesto in cui la progressiva crescita dell’inflazione rende sempre più complicato il ritorno agli stili di vita pre pandemici, continuano a orientare le risorse disponibili verso i servizi legati al turismo e alla fruizione del tempo libero. In molti casi i livelli di consumo sono ancora distanti dai valori dello stesso mese del 2019, con punte particolarmente elevate per i servizi ricreativi, e gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa.

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