Dazi doganali: un "buon accordo" per Bernard Arnault, non "perfetto" ma "necessario"
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Parigi - Bernard Arnault, pdg del gruppo Lvmh, numero uno mondiale del lusso, difende l'accordo sui dazi doganali concluso tra Stati Uniti ed Europa, che non è "perfetto" ma che era "necessario" nel "contesto attuale", in un articolo pubblicato martedì dal quotidiano Les Echos.
"L'accordo raggiunto (domenica) tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti suscita critiche (...) tuttavia, in qualità di dirigente di un'azienda europea, voglio ricordare che bisognava evitare una situazione di stallo", sostiene il miliardario.
"Nel contesto attuale, si tratta di un buon accordo", secondo Arnault. "Non è stata l'Europa a chiedere questo accordo", ma "di fronte a un partner in grado di svincolarsi dalle regole esistenti, bisognava resistere, senza provocare una rottura", ritiene il pdg di Lvmh, proprietario di Louis Vuitton, Dior e Celine, nonché del quotidiano Les Echos.
Tuttavia, trova "dannoso" che vini e liquori, massicciamente esportati da Francia e Ue verso gli Stati Uniti, "non siano inclusi in questo accordo".
Il suo gruppo ha realizzato quasi il 7% del suo fatturato nel settore vini e liquori nel primo semestre 2025, in particolare grazie agli champagne Moët & Chandon e al cognac Hennessy.
Per Bernard Arnault, "l'Europa sa difendere i propri settori strategici", "una dimostrazione di intelligenza". Domenica, in Scozia, il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno annunciato un accordo doganale che prevede che i prodotti europei esportati negli Stati Uniti siano tassati al 15%.
Con la speranza di evitare un'escalation commerciale, l'Ue si è inoltre impegnata ad acquistare 750 miliardi di dollari di energia, con l'obiettivo in particolare di sostituire il gas russo, e a investire altri 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Emmanuel Macron non aveva ancora reagito martedì a questi annunci, ma il primo ministro François Bayrou ha parlato lunedì di un "giorno buio" per l'Europa, che secondo lui "si rassegna alla sottomissione".
A giugno, il figlio di Bernard Arnault, Antoine Arnault, aveva ironizzato sul rapporto privilegiato del padre con Donald Trump, che conosce da tempo. "Avrete forse notato che, oltre ai suoi molteplici ruoli, è recentemente diventato diplomatico", aveva dichiarato Antoine Arnault.
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