Fiducia imprese: Confcommercio chiede ancora indennizzi adeguati
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L'Istat, a marzo 2021, stima una flessione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 101,4 a 100,9) e un aumento dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 93,3 a 93,9). Come spiega l'Istituto nazionale di statistica in una nota, tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori sono in calo. Il clima economico e quello corrente registrano una diminuzione più accentuata (da 91,5 a 90,2 e da 97,3 a 96,7, rispettivamente) mentre la riduzione è contenuta per il clima personale (da 104,7 a 104,5) e quello futuro (da 107,5 a 107,1).
Ufficio studi Confcommercio: "il mese di marzo chiarisce che le difficoltà oggettive sono crescenti
Per quel che riguarda le imprese, l'Istat registra un miglioramento della fiducia nell’industria dove l’indice della manifattura e, soprattutto, quello delle costruzioni sono in deciso aumento (da 99,5 a 101,2 e da 141,9 a 147,9, rispettivamente). Invece, la fiducia scende nei servizi, soprattutto nel commercio al dettaglio: l’indice passa da 85,7 a 85,3 nei servizi di mercato e da 93,7 a 90,9 nel commercio.
In relazione alle componenti dell’indice di fiducia, scrive l'Istat, "nell’industria manifatturiera migliorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sul livello della produzione mentre le scorte di prodotti finiti sono giudicate stabili".
"Al di là dei riscontri numerici, appunto caratterizzati da deboli variazioni rispetto a febbraio, il mese di marzo chiarisce che le difficoltà oggettive sono crescenti, con un primo trimestre negativo in termini di Prodotto interno lordo e consumi, e il sentiment degli operatori stenta a trovare un’intonazione decisamente positiva" è il commento ai dati da parte dell'Ufficio studi di Confcommercio. "Il che depotenzia le possibilità di ripresa.
Per Confcommercio, le imprese del commercio al dettaglio, trasporti e logistica, turismo, riducono sensibilmente le attese sul giro d’affari del prossimo futuro. Industria e costruzioni, invece, paiono godere di migliore salute, specifica l'Ufficio studi.
"E’ l’ennesima conferma del divergere di performance e aspettative tra macro-settori di attività in ragione di un asimmetrico operare della crisi pandemica. Per questo conviene ribadire la necessità di indennizzi adeguati, al fine di traghettare larga parte del tessuto produttivo dalla crisi alla ripresa", ha aggiunto Confcommercio.
Foto: Pexels, Andrea Piacquadio