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Furla si prepara a correre nel 2022

Scritto da Isabella Naef

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Business|INTERVISTA

Come superare la pandemia e costruire una strategia vincente in grado di cogliere i primi segnali di ripresa nei mercati che hanno superato la fase peggiore del Coronavirus grazie ai vaccini? Come ripensare il retail in modo da valorizzare i risultati importanti registrati dalle vendite online? Sono queste alcune domande che FashionUnited ha rivolto a Mauro Sabatini, ceo di uno dei marchi storici italiani (fondato nel 1927) e conosciuti all'estero: Furla. Nominato a fine gannaio, Sabatini è in azienda da 18 anni come partner industriale strategico e ha una forte esperienza nella supply chain e una profonda conoscenza dei mercati internazionali. Omnicanalità, shopping experience, una ulteriore spinta sul segmento delle calzature sono solamente alcune delle pietre miliari del prossimo futuro per il Gruppo Furla, azienda che aveva chiuso il 2019 con un fatturato consolidato pari a 502 milioni di euro.

Come è andato l'anno che ci siamo da poco lasciati alle spalle? Quali sono le previsioni per il 2021 e quali i Paesi che stanno già registrando una ripresa?

L'anno che si è recentemente concluso è stato sicuramente disruptive: tutti i marchi hanno sofferto a causa della pandemia da Covid-19 e delle conseguenti misure adottate dai Paesi per contenere la diffusione del virus. Negli ultimi quattro o cinque anni eravamo "retail oriented" cosa che, naturalmente, in questa situazione ci ha portato a una riduzione di fatturato a due cifre nel corso dell'ultimo anno, direi in linea con le altre realtà del settore della moda. Il comparto ha fortemente risentito della pandemia che ha accelerato la differenza tra vincitori e perdenti. Il 2021 sarà un anno di transizione, il cui andamento per i prossimi trimestri è strettamente legato alla diffusione dei vaccini. Al momento ci sono mercati, come la Cina, per esempio, dove ci stiamo riprendendo, ma sostanzialmente posso dire che siamo ai blocchi di partenza per poter correre nel 2022. Ora ciascuno dovrà costruire il proprio modello operativo. Per quanto ci riguarda abbiamo un Dna molto italiano, siamo un'azienda che ha innovato e continua a farlo e che opera con flessibolità e agilità.

L'ecommerce sta mettendo a segno una crescita esponenziale anche nel segmento della moda: come sta andando questo canale per voi?

Il digitale, che nel 2020 ha segnato un +36 per cento sul 2019, con un ultimo trimestre molto forte, a quota +54 per cento, è uno dei pilastri della nostra strategia. Numeri alla mano, l'Emea, che rappresenta il 49 per cento dell’ecommerce globale, ha avuto l’incremento più forte: +60 per cento rispetto al 2019, duplicando il fatturato nell’ultimo trimestre (+99 per cento sull'anno precedente). A fronte di questo va detto che il retail deve evolvere ma non sparirà, bisogna creare "engagement" e garantire la cosiddetta customer experience, posizionarsi su aree fondamentali e farlo con la misura di negozio giusta e tenendo conto della logistica. Attualmente la dimensione dei nostri negozi è corretta.

Quali sono i mercati maggiormente profittevoli?

In percentuale l'Emea pesa per il 40,5 per cento, il Giappone per il 24,9 per cento e l'Asia Pacifico per il 27,6 per cento. Gli Stati Uniti per ora sono un mercato marginale, con il 7 per cento di giro d'affari.

Come sta andando il mercato tedesco?

Come anticipato l'Emea rappresenta un mercato molto importante per Furla e la Germania è un Paese dove abbiamo investito e dove stiamo andando bene. Siamo presenti nei negozi più belli e anche l'online sta registrando buoni risultati. In questo mercato il nostro prodotto ha un'utenza interessante. Il nostro marchio dà valore, ed è ben recepito da un consumatore che guarda la funzionalità e il rapporto qualità prezzo. Anche su questo mercato siamo partiti con le scarpe circa un anno e mezzo fa e continueremo a investire su questo fronte. Posso ancora dire che la Germania è interessante in quanto esiste una distribuzione wholesale che funziona e che si somma alla nostra strategia volta a sviluppare ulteriormente la multicanalità.

Si parla tanto di sostenibilità ambientale e sociale. Qual è l'approccio dell'azienda su questo fronte?

Per Furla la sostenibilità è un valore, dal 2017 abbiamo cominciato un percorso sulla filiera. Per noi si tratta di un tema centrale che rientra nella responsabilità sociale delle imprese a 360 gradi. In questa direzione abbiamo realizzato un investimento in Italia per l’Italia: si tratta del nuovo hub di Furla per il design, la ricerca, la produzione e la formazione. Situato nel cuore del Chianti, a Tavernelle Val di Pesa, in provincia di Firenze, Furla Progetto Italia è una celebrazione delle radici italiane dell'azienda e dell'importante patrimonio e dell'eccellenza italiana nel settore produttivo. Il polo produttivo ci permetterà di valorizzare i processi di creatività, ricerca di prodotto, garantendo il massimo livello di innovazione e qualità

Foto: Mauro Sabatini; un negozio Furla, dall'ufficio stampa Furla

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