Giro d’affari mondiale del calzaturiero sopra i 320 miliardi nel 2022
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Nel 2021 le imprese del segmento di alta gamma hanno reagito meglio rispetto a quelle della fascia più economica
Questi i dati dell'area studi Mediobanca che ha messo a punto il primo report sul settore calzaturiero, in occasione del Micam, salone internazionale delle calzature, che si terrà a Milano dal 13 al 15 marzo 2022. Il report analizza i dati finanziari di 170 aziende produttive nazionali oltre ad approfondire la mappa produttiva e l’andamento del comparto a livello mondiale. L’analisi contiene inoltre un contributo del Centro Studi Confindustria Moda su produzione e interscambio commerciale italiani.
Il report analizza i dati finanziari di 170 aziende produttive nazionali oltre ad approfondire la mappa produttiva e l’andamento del comparto a livello mondiale. L’analisi contiene inoltre un contributo del Centro studi Confindustria moda su produzione e interscambio commerciale italiani.
Le esportazioni verso la Russia rappresentano una percentuale contenuta del totale del settore calzaturiero (2,7 per cento), ma le sanzioni potrebbero limitare la spesa dei consumatori russi, in particolare gli high net worth individuals interessati soprattutto alle calzature di lusso.
Nel 2021 le imprese del segmento di alta gamma hanno reagito meglio (+32 per cento) rispetto a quelle che operano nella fascia più economica (+13 per cento), arrivando a sfiorare i livelli pre-crisi (- 2 per cento sul 2019).
Il 2021 chiude con una progressione anche degli investimenti che dovrebbe attestarsi al +15 per cento sul 2020, anche in questo caso più accentuata per le aziende di alta gamma (+26 per cento) rispetto a quelle di fascia mass market (+10 per cento), si legge nel report.
Nel 2020 le 170 aziende produttive calzaturiere italiane (che rappresentano il 73 per cento del totale nazionale quanto a fatturato secondo dati Istat) hanno sviluppato un giro d’affari pari a 7,8 miliardi di euro (-22,4 per cento sul 2019 e -20,9 per cento sul 2018), impiegando oltre 46mila d 46mila dipendenti (-1,5 per cento sul 2019 e +0,5 per cento sul 2018).
A soffrire meno della media del settore, le calzature di sicurezza per uso professionale
A soffrire meno della media del settore, le calzature di sicurezza per uso professionale (-9,1 per cento), quelle sportive (-11,2 per cento), da bambino (-12,3 per cento), le pantofole (-13,8 per cento) e la componentistica (-15,3 per cento). Maggiore resilienza per le medie imprese il cui fatturato segna un calo inferiore (-18,7 per cento) rispetto alle piccole (-20,9 per cento) e alle medio-grandi (-25,7 per cento), confermando la migliore performance e flessibilità di questa classe dimensionale. L’impatto della crisi è stato più evidente per le aziende a controllo italiano rispetto a quelle a controllo estero (-23,4 per cento vs -17,2 per cento).
Il maggior numero delle 170 aziende produttive calzaturiere analizzate è ubicato nel Nord Est con 73 unità, seguito dal Centro con 54 imprese. La filiera della calzatura ha una forte connotazione distrettuale che riguarda 140 società rappresentative dell’85,9 per cento del fatturato totale con presenze significative nelle province di Treviso, Firenze e Fermo. La categoria più rappresentativa è quella che coinvolge gli operatori multiprodotto con 4,7 miliardi di fatturato (60 per cento del totale), seguita dai produttori di calzature sportive (1,2 miliardi) e da quelli di scarpe da donna (0,8 miliardi). Più contenuto il giro d’affari delle calzature di sicurezza, della componentistica e di quelle da uomo.
Le produzioni riferibili all’alta gamma hanno realizzato vendite per 4,2 miliardi, oltre la metà del totale generale. I produttori a marchio proprio sfiorano i 6 miliardi di giro d’affari (76,4 per cento del totale), mentre i terzisti si fermano a 1,5 miliardi e hanno dimensioni più contenute (si tratta di imprese tipicamente fornitrici dei grandi brand internazionali, in gran parte nel comparto del lusso.
La proiezione internazionale, scrive l'Area studi Mediobanca, è una delle caratteristiche più rappresentative delle società calzaturiere: il 66,7 per cento del fatturato complessivo proviene dall’estero, con in testa le calzature sportive (82,1 per cento) e quelle da uomo (72,4 per cento). I principali mercati di sbocco delle aziende italiane sono l’Europa, che accoglie più della metà delle vendite oltreconfine (52 per cento), l’Asia che risulta trainata dalla Cina (35 per cento) e le Americhe sostenute dagli Stati Uniti (13 per cento).
La base produttiva delle aziende esaminate è principalmente italiana: il 73 per cento degli
insediamenti manufatturieri è ubicato in Italia, mentre il restante 27 per cento è in Paesi stranieri: 20 per cento
Europa (in massima parte dell’Est), 4 per cento Africa, 2 per cento Asia e 1 per cento Americhe.
Il ruolo dell’Italia nello scenario mondiale Il giro d’affari dell’industria calzaturiera mondiale è quantificabile in 298 miliardi di euro in base ai prezzi al dettaglio nel 2020, con l’attesa di superare i 320 miliardi di euro nel 2022 (in ripresa del 7,5 per cento sul 2020) e con previsione di crescita nel più lungo periodo nell’ordine del 4 per cento medio annuo, per un valore atteso di circa 375 miliardi nel 2026. La fascia alta rappresenta circa il 10 per cento del mercato mondiale. Nel 2020 il prezzo medio di un paio di calzature a livello globale è valutabile in circa 15 dollari, per un consumo pro-capite annuo di 2,6 paia che restituisce una spesa individuale di circa 40 dollari. In Italia il prezzo medio di un paio di calzature è stimato in 42,6 euro, per un consumo pro-capite annuo di quattro paia e una spesa individuale di circa 170 euro.
La produzione mondiale di calzature ha chiuso il 2020 con una contrazione del 15,8% per un totale di 20,5 miliardi di paia prodotte.
Importante il ruolo dell'Italia anche nella mappa esportativa globale; il Paese è il terzo esportatore mondiale a valore, con l’8 per cento delle esportazioni complessive, preceduta dalla Cina (28,2 per cento) e dal Vietnam (17,6 per cento), e l’ottavo a volume.