Gli investitori di Inditex fanno pressione perchè i fornitori siano resi pubblici

Inditex starebbe affrontando le pressioni degli investitori per rendere pubblici i dettagli dei suoi fornitori, nel tentativo di valutare meglio i rischi della catena di approvvigionamento. Secondo quanto riportato dalla Reuters, molti investitori del gruppo spagnolo chiedono una maggiore trasparenza da parte dell'azienda, una richiesta che arriva in un momento in cui diversi retailer di abbigliamento sono desiderosi di dimostrare gli standard etici delle loro operazioni.

Un azionista di Inditex, l'asset manager Mn, ha dichiarato ai media di volere che Inditex divulghi un elenco di fornitori e la loro ubicazione geografica.

La società ha aggiunto: "anche se Inditex ci ha assicurato di avere questi dati a disposizione, finora non è disposta a divulgare queste informazioni, a differenza di alcuni colleghi del settore che pubblicano ampi elenchi di fornitori".

Un desiderio simile è stato riscontrato in tutti e cinque gli investitori con cui Reuters ha parlato, che complessivamente detengono una partecipazione di circa due miliardi di dollari. Grace Su, gestore di portafoglio presso Clearbridge Investments, ha affermato che anche l'azienda ha chiesto maggiore chiarezza, osservando che: "è molto importante a causa di tutti i controlli su Esg, lavoro e fattori produttivi. L'azienda sostiene di essere leader in questo campo, quindi è molto importante che abbia effettivamente questo livello di divulgazione".

Sebbene Inditex indichi il numero di fornitori di 12 Paesi principali, al momento non fornisce informazioni dettagliate sulle singole fabbriche.

Inditex ha rifiutato di commentare le crescenti pressioni degli azionisti, ma un portavoce dell'azienda ha detto a Reuters: "Inditex è profondamente impegnata a mantenere standard elevati nella sua catena di fornitura e ritiene che il nostro sistema di tracciabilità leader del settore, che ci offre la massima visibilità della catena di fornitura, sia fondamentale a questo scopo".

Scritto originariamente da Rachel Douglass per l'edizione Uk, tradotto da Isabella Naef per fashionunited.it