Gucci: ieri è toccato a Di Marco e a Giannini, oggi a Bizzarri e a Michele
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Gli avvicendamenti ai vertici di Gucci, così come presso molte delle grandi griffe, sono ciclici. Se non è un nuovo azionista di maggioranza a scompaginare gli assetti, a rimescolare le carte ci pensa il board o la proprietà. E così è stato anche questa volta. A distanza di nove anni dall'addio a Gucci di Patrizio Di marco, annunciato a dicembre del 2014 e consumatosi a gennaio, un mese prima dell'uscita del direttore creativo Frida Giannini, anche Marco Bizzarri, che prese le redini della griffe fiorentina subito dopo l'uscita di Di Marco, a gennaio 2015, lascia la griffe. Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci, scelto proprio da Bizzarri, ha salutato la creatività della maison a novembre 2023. Insomma, nulla di nuovo, la storia si ripete. Se le aspettative di fatturato non soddisfano più, se i numeri non crescono quanto dovrebbero, almeno secondo i vertici della casa madre, si punta su qualcun altro. Kering ha archiviato il primo trimestre con ricavi a quota 5,077 miliardi di euro, in crescita del 2 per cento su base consolidata e dell'1 per cento su base comparabile.
"I risultati di Kering nel primo trimestre sono stati contrastanti, come avevamo previsto. Lavoriamo per aumentare l'appetibilità dei nostri marchi e per aumentarne il profilo nei mercati chiave, siamo incoraggiati dal graduale miglioramento dell'attività mese dopo mese, nel corso del periodo. Una serie di iniziative intraprese da tutte le nostre maison per accrescere il loro fascino e la loro esclusività, pone le basi per una crescita sostenuta e redditizia", sottolineava, in una nota, François-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato.
Pinault: Gucci è la nostra priorità perché è la nostra più grande risorsa" sebbene "non abbia realizzato ultimamente le migliori performance"
Nel primo trimestre del 2023, i ricavi di Gucci sono ammontati a 2,616 miliardi di euro, con un aumento dell'1 per cento su base consolidata e comparabile.
Le vendite della rete di negozi a gestione diretta sono cresciute dell'1 per cento su base comparabile rispetto al primo trimestre del 2022. Sono aumentati i ricavi di tutte le principali categorie di prodotto, in particolare le borse, la collezione valigeria di accessori da viaggio e il prêt-à-porter da donna. Il fatturato wholesale è diminuito del 7 per cento su base comparabile.
Gucci è la nostra priorità perché è la nostra più grande risorsa" sebbene "non abbia realizzato ultimamente le migliori performance", aveva detto François-Henri Pinault, presentando i risultati annuali per il 2022 e dicendosi "determinato" a rimettere Gucci "sui binari". Detto, fatto.
E ora? Per il momento Jean-François Palus, attuale amministratore delegato del Gruppo Kering, è stato nominato presidente e ceo di Gucci per un periodo transitorio. Il suo compito è quello di rafforzare i team e le operazioni di Gucci, mentre il marchio ricostruisce influenza e slancio. Palus lascerà la sua posizione nel consiglio di amministrazione di Kering e si trasferirà a Milano.
Come Bizzarri ha riportato Gucci al successo
Mentre per Bizzarri, in uscita a settembre, le opportunità non mancheranno sicuramente. Il manager dal novembre 2021 è socio di Orienta Capital Partners, società specializzata in investimenti in piccole e medie imprese dall’elevato potenziale di crescita. A novembre del 2021 Bizzarri è entrato nel capitale di Orienta ed è divenuto membro dell’advisory board della società.
Orienta Capital Partners, con sede a Milano e a Forlì, è una società specializzata in investimenti, con il ruolo di lead-investor, in pmi dall’elevato potenziale di crescita. I soci di Orienta sono Augusto Balestra, Marco Bizzarri, Giancarlo Galeone, Mario Gardini, Lorenzo Isolabella, Sergio Serra e Paolo Strocchi.
Un anno dopo essersi insediato alla guida di Gucci, lo stesso Bizzarri durante il convegno Pambianco Strategie di Impresa, aveva spiegato come aveva fatto la griffe a riprendere quota. "Negli ultimi due anni Gucci aveva perso quote di mercato in uno scenario di forte crescita", ha spiegato Bizzarri. Una situazione che, a fine 2014, ha portato il top management di Kering a optare per una strategia di disruption con un cambio alla direzione creativa, guidata da Frida Giannini, e manageriale, sostituendo il ceo di allora, Patrizio Di Marco, con Bizzarri.
"La scelta del direttore creativo nasce da questo. Abbiamo smaltito velocemente le collezioni della griffe che non volevamo più far vedere e poi ci siamo dedicati alla scelta del nuovo direttore creativo. Ho visto diversi candidati anche di grande livello ma senza che scattasse la cosiddetta scintilla. Poi il direttore del personale mi ha segnalato Michele, che era già nel team di Gucci. L'ho chiamato e il giorno dopo sono andato a prendere un caffè a Roma, a casa sua. Il caffè è durato quattro ore. Mi ha colpito subito perchè lui mi ha accolto con le loafer con il pelo e io ho immediatamente pensato "questo deve essere bello matto", raccontava Bizzarri.
Bizzarri: "nella scelta del direttore creativo è importante puntare su chi possa stare bene nel suo ruolo senza un ego che voglia sovrapporsi al ceo"
Dopo qualche giorno il ceo della griffe fiorentina gli ha chiesto se se la sentiva di fare la collezione uomo di gennaio. "Mancava una settimana alla sfilata e lui ha accettato", diceva Bizzarri. "Abbiamo buttato via tutta la collezione preparata e ho comunicato a Frida (Giannini, ndr) che dovevamo interrompere il rapporto anticipatamente".
"Nella scelta del direttore creativo è importante puntare su chi possa stare bene nel suo ruolo senza un ego che voglia sovrapporsi al ceo", aggiungeva Bizzarri. Nell'estate del 2017, intervenendo al Deloitte Innovation summit, Bizzarri aggiungeva che bisogna mettere insieme "expertise diverse grazie a un tessuto produttivo che esiste da secoli in Italia. La nostra strategia è in sintonia con i valori dei collaboratori". Insomma, questa la chiave di successo e la base dell'innovazione del marchio di casa Kering, Gucci.
Bizzarri: non si ottengono questi risultati cercando la stabilità, non dobbiamo essere troppo maniaci del controllo
"I ragazzi sotto i trenta vedono Gucci come una opportunità. Nel team di lavoro si devono integrare ingegneri e talenti creativi. Tutti devono potersi esprimere anche facendo errori ma senza essere puniti troppo", sottolineava Bizzarri. "Non si ottengono questi risultati cercando la stabilità, non dobbiamo essere troppo "control freak" (maniaci del controllo, ndr). Io cerco di creare instabilità".
Per lui "i talenti devono potersi esprimere e sbagliare senza essere puniti troppo". A rileggere la storia recente del marchio, però, verrebbe da dire che, forse, sbagliare è concesso, purchè la crescita continui a essere record.