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Il Parlamento europeo vota una legge contro gli sprechi tessili e il fast fashion

Scritto da AFP

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Fashionscapes of Transformation Parlamento Europeo Credits: Eco-Age

Il Parlamento europeo si appresta ad adottare definitivamente oggi una legge contro lo spreco alimentare e i rifiuti tessili, in particolare quelli legati alla "fast fashion", i milioni di capi d'abbigliamento a basso costo importati dalla Cina.

Ogni cittadino europeo genera in media centotrenta chili di rifiuti alimentari e quindici chili di rifiuti tessili all'anno, un settore in cui il riciclo è quasi nullo, secondo l'Ue. La nuova legge, che non dettaglia misure concrete, fissa per gli Stati obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari.

Obiettivi di riduzione vincolanti

Entro il 2030, ogni Stato membro dovrà ridurre del 30% i rifiuti alimentari della distribuzione, della ristorazione e delle famiglie, e del 10% quelli generati dalla trasformazione e dalla produzione alimentare, rispetto ai volumi annuali registrati tra il 2021 e il 2023. In prima lettura, un anno e mezzo fa, gli eurodeputati avevano votato per obiettivi più ambiziosi, 40% e 20%, ma è stato necessario raggiungere un compromesso con la Commissione e i Paesi membri nella versione definitiva.

Gli operatori del settore alberghiero e della ristorazione auspicavano di evitare obiettivi vincolanti e di attenersi a iniziative di sensibilizzazione. "La chiave risiede soprattutto nella sensibilizzazione, compresa quella dei consumatori: oltre il 50% dello spreco alimentare in Europa si verifica a livello domestico", ritiene Marine Thizon di Hotrec, la lobby europea di hotel, ristoranti e caffè.

Al fine di raggiungere i propri obiettivi, gli Stati potranno scegliere programmi di prevenzione adatti all'organizzazione del loro settore agroalimentare. «L'idea è di adottare soluzioni mirate, come ad esempio i prodotti ortofrutticoli "brutti" che la grande distribuzione non mette in vendita, chiarire l'etichettatura, donare le eccedenze alimentari ancora commestibili alle banche alimentari e alle associazioni», spiega l'eurodeputata polacca Anna Zalewska (Ecr), relatrice del testo.

Il tessile, nuovo settore interessato

Questa legge, che rivede una direttiva in vigore dal 2008, integra, su iniziativa degli eurodeputati, un settore che prima non era incluso: l'industria tessile. In un'ottica di "chi inquina paga", i produttori del settore dovranno garantire la raccolta, la selezione e il riciclo degli indumenti a fine vita e farsi carico finanziariamente di queste operazioni. Anche in questo caso, spetterà agli Stati determinare gli eventuali costi a carico dei produttori.

Il Parlamento europeo prende di mira in particolare la moda "usa e getta", "fast fashion", quei capi d'abbigliamento a basso costo spesso provenienti dalla Cina. Sebbene si difenda da queste accuse, la piattaforma di origine cinese Shein viene regolarmente indicata come emblema delle derive sociali e ambientali di questa moda. La Commissione europea ha aperto a febbraio un'indagine contro l'azienda, sospettata di non contrastare sufficientemente la vendita di prodotti illegali e non conformi alle normative europee.

Bruxelles intende anche contrastare l'afflusso massiccio di piccoli pacchi a basso costo sul suo territorio, con una proposta ancora in fase di studio che mira a imporre una tassa di due euro per pacco. Lo scorso anno sono entrati nell'UE 4,6 miliardi di pacchi di questo tipo, ovvero più di 145 al secondo, di cui il 91% proveniente dalla Cina.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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