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In calo la fiducia dei consumatori

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Anna Shvets
Ennesima diminuzione a marzo per la fiducia dei consumatori, che scende addirittura ai livelli di gennaio 2021 passando da 112,4 a 100,8, un crollo verticale. Male anche il dato relativo alle imprese, in flessione più contenuta (da 107,9 a 105,4) ma comunque in controtendenza rispetto al dato positivo di febbraio.

Per Confcommercio è “più difficile la ripresa dei consumi”

Nel comunicate i dati l’Istat ha spiegato che tutte le componenti dell'indice di fiducia dei consumatori sono in calo, anche se con intensità diverse. Il clima economico e quello futuro precipitano rispettivamente, da 129,4 a 98,2 e da 116,6 a 93,5, mentre il clima personale scende da 106,8 a 101,7 e quello corrente cala da 109,6 a 105,7.

Quanto alle imprese, giù tutti i comparti a eccezione delle costruzioni, che salgono da 159,7 a 160,1. Nel manifatturiero l’indice cala da 112,9 a 110,3, nei servizi di mercato da 100,4 a 99 e nel commercio al dettaglio da 104,5 a 99,9. Nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio peggiorano tutte le componenti, ad eccezione dei giudizi sulle scorte nel commercio.

“Il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese nel mese di marzo era prevedibile, ma non con l’intensità con cui si è manifestato. Per i consumatori, si tratta di un’erosione totale del miglioramento del sentiment faticosamente conquistato dopo la fase peggiore della pandemia. Legato ad attese di peggioramento dell’occupazione e dell’inflazione e di conseguenza della situazione personale e delle possibilità di risparmio, questo brusco ridimensionamento produrrà inevitabilmente un’ulteriore frenata nel processo di recupero del livello dei consumi”, ha sottolineato l’Ufficio Studi di Confcommercio. "Questa tendenza potrebbe coinvolgere in misura più significativa i beni durevoli e più in generale gli acquisti di beni e servizi considerati meno necessari, in perfetta coerenza con i riflessi della crescita dei costi delle spese obbligate. Più contenuto, ma non meno preoccupante, è il calo della fiducia delle imprese, su cui pesa, in modo più diretto, l’evoluzione del quadro internazionale", ha aggiunto l'associazione.

Nei giorni scorsi l'Istat ha divulgato anche i dati relativi al commercio con l’estero riferiti al mese di gennaio 2022.

A gennaio 2022 l'Istat stima una crescita congiunturale delle esportazioni del 5,3 per cento

Confermando i dati già diffusi, a gennaio 2022 l'Istat stima una crescita congiunturale delle esportazioni del 5,3 per cento. Le importazioni segnano una flessione congiunturale del 2,0 per cento, determinata dal calo degli acquisti dall’area Ue (-4,4 per cento). Diversamente, nel trimestre novembre 2021-gennaio 2022, rispetto al precedente, l’import registra un incremento dell’11,1 per cento, che coinvolge sia l’area Ue (+9,2 per cento) sia l’area extra Ue (+13,5 per cento). A gennaio 2022, l’export aumenta su base annua del 22,6 per cento, l’import del 44,5 per cento.. A gennaio 2022, si registra un forte aumento tendenziale dei valori medi unitari sia all’export (+16,3 per cento) sia, in misura più accentuata, all’import (+34,2 per cento). I volumi scambiati crescono del 5,5 per cento per le esportazioni e del 7,6 per cento per le importazioni.

L’aumento tendenziale dei valori medi unitari all’import è marcatamente più accentuato per gli acquisti dai paesi extra Ue (+52,1 per cento), cui contribuisce soprattutto il forte incremento dei valori medi unitari all’import dei prodotti energetici (+124,9 per cento).

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