Indagine: un brand di moda su tre non ha un piano d'azione contro il 'mulesing'
Due terzi dei brand di moda internazionali non offrono sufficiente trasparenza su come gestiscono il live lamb cutting (Llc), o 'mulesing', una pratica dolorosa che consiste nell'asportazione di lembi di pelle dalla zona perianale degli agnelli. È quanto emerge da un nuovo rapporto dell'organizzazione per il benessere degli animali Four Paws, che ha analizzato oltre cento brand in undici Paesi.
Il rapporto si basa su ricerche sul campo, talvolta condotte in incognito, nei negozi e su analisi online di 102 brand in undici Paesi, tra cui Paesi Bassi, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Four Paws ha esaminato le policy, le etichette, le certificazioni e le informazioni pubblicamente accessibili sull'origine della lana.
Sebbene la maggior parte (84%) dei brand analizzati si dichiari contraria alla crudele mutilazione degli agnelli (mulesing), a un terzo di essi manca un approccio chiaro per contrastare concretamente questa pratica, ad esempio, attraverso un certificato mulesing-free come il Responsible wool standard (Rws).
L'impegno variabile dei brand
Michael Kors si posiziona in fondo alla classifica con zero punti, a causa della mancanza di trasparenza e del rifiuto di collaborare all'indagine. Tra i brand più trasparenti figurano i marchi di abbigliamento outdoor Patagonia (Stati Uniti), Ortovox (Germania) e Arc'teryx (Canada), così come Cos (Svezia) e il retailer tedesco Tchibo.
Secondo Four Paws, un quarto dei brand ha mostrato miglioramenti concreti dopo essere stato contattato dall'organizzazione. Brand come H&M, Jack Wolfskin e Marc O'Polo utilizzano ora esclusivamente lana certificata mulesing-free. Altri marchi, tra cui Barbour, Coop e Peek & Cloppenburg Düsseldorf, hanno dichiarato che raggiungeranno questo obiettivo entro il 2030.
Dei brand che utilizzano solo lana certificata mulesing-free (19%), solo la metà lo indica sui propri prodotti, un segno che la trasparenza non è una priorità per i marchi intervistati. Nove di questi brand, tra cui Tom Tailor e Brax, hanno nel frattempo aggiornato le loro etichette con informazioni sul mulesing.
La lana australiana sotto esame
In particolare in Australia, il più grande produttore di lana al mondo, il mulesing è ancora una pratica diffusa su larga scala. L'intervento è stato sviluppato per prevenire la miasi, un'infezione letale nelle pecore Merino, ma è da anni oggetto di dibattito a causa delle gravi sofferenze che provoca agli animali.
Four Paws esorta i brand di moda e, in particolare, l'industria laniera australiana a passare a lana certificata mulesing-free e a essere più trasparenti con i consumatori riguardo al benessere degli animali nella produzione di articoli di moda in lana.
Il rapporto aggiunge una terza dimensione alle discussioni tenutesi questo mese durante le conferenze internazionali sulla lana in Francia e in Cina. In tali contesti, l'attenzione si è concentrata sulla sostenibilità ambientale, sugli interessi dei pastori e delle organizzazioni di produttori e sulle condizioni di lavoro. La lana non fa eccezione. Il benessere degli animali rimane spesso un tema marginale nel dibattito sulla sostenibilità all'interno dell'industria della moda.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.
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