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Istat: indice armonizzato dei prezzi al consumo in diminuzione per i saldi

Scritto da Isabella Naef

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Secondo le stime preliminari dell'Istat, nel mese di gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5 per cento su base mensile e dello 0,2 per cento su base annua (da -0,2 per cento di dicembre).

L’inflazione torna positiva prevalentemente per l’attenuarsi della flessione dei prezzi dei beni energetici (da -7,7 per cento del mese precedente a -5,5 per cento), sia nella componente regolamentata (da -7,0 per cento a -3,6 per cento) sia in quella non regolamentata (da -8,1 a -6,3 per cento), e, in misura minore per il calo meno pronunciato dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da -0,7 a -0,1 per cento).

La crescita più marcata dell’Ipca rispetto al Nic si deve ai prezzi di abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 4,9 per cento

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici accelerano lievemente rispettivamente a +0,7 per cento e a +0,8 per cento, entrambe da +0,6 per cento, si legge in una nota dell'Istituto nazionale di statistica. L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici sia regolamentati (+3,2 per cento) sia non regolamentati (+2,3 per cento) e dei beni alimentari (+1 per cento). L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,4 per cento per l’indice generale e a +0,2 per cento per la componente di fondo.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano di poco (da +0,6 per cento a +0,7 per cento), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto attenuano la loro flessione (da -0,3 per cento a -0,1 per cento). Secondo le stime preliminari, inoltre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra una diminuzione su base mensile dell’1,1 per cento per effetto dei saldi invernali prevalentemente di abbigliamento e calzature di cui l’indice Nic non tiene conto, e un aumento dello 0,5 per cento su base annua (da -0,3 per cento di dicembre). La crescita tendenziale più marcata dell’Ipca rispetto a quella del Nic si deve ai prezzi di abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 4,9 per cento (invertendo la tendenza e accelerando da -0,2 per cento di dicembre). L’avvio dei saldi invernali diversificato tra le regioni, a differenza dello scorso anno quando iniziarono tra il 4 e il 5 gennaio, produce infatti un calo congiunturale dei prezzi di abbigliamento e calzature (-18,8 per cento) meno ampio di quello di gennaio 2020 (-22,7 per cento), che si riflette sulla dinamica tendenziale sia di questo raggruppamento merceologico sia dell’indice generale, prosegue l'Istat nella nota.

"L’uscita dalla deflazione dopo otto mesi è legata quasi esclusivamente all’andamento dei prezzi degli energetici, regolamentati e non, ripercorrendo uno schema che negli ultimi sette anni si è ripetuto molte volte. Le fluttuazioni dell’inflazione sono derivate perlopiù dall’andamento delle componenti volatili, mentre l’inflazione di fondo è rimasta sostanzialmente stabile su valori prossimi, o di poco superiori, al mezzo punto percentuale, in linea con la presenza di tensioni particolarmente rarefatte all’interno del sistema produttivo e distributivo", ha commentato l’Ufficio Studi Confcommercio ai dati sull’inflazione a gennaio diffusi oggi dall’Istat.

Foto: Pexels

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