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Istat: indice dei prezzo al consumo a +0,2 per cento

Scritto da Isabella Naef

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Banconote Credits: Pexels, Pixabay
Secondo le stime preliminari dell'Istat, nel mese di settembre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 5,3 per cento su base annua, da +5,4 per cento del mese precedente.

"La lieve decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente al rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +9,2 a +7,7 per cento), degli alimentari lavorati (da +10,0 a +9,1 per cento), dei beni durevoli (da +4,6 a +4,0 per cento) e, in misura minore, dei beni non durevoli (da +5,2 a +4,8 per cento), dei beni semidurevoli (da +2,9 a +2,4 per cento) e dei servizi relativi all’abitazione (da +3,9 a +3,7 per cento), segnala l'Istituto nazionale di statistica. Tali effetti sono stati solo in parte compensati da un’accelerazione dei prezzi degli energetici non regolamentati (da +5,7 a +7,6 per cento), dalla minore flessione di quelli degli energetici regolamentati (da -29,6 a -27,8 per cento) e dall’aumento del ritmo di crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +1,2 a +3,8 per cento).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta ancora (da +4,8 a +4,6 per cento), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +5,0, registrato ad agosto, a +4,8 per cento).

Stando ai dati Istat si affievolisce la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +6,3 a +6 per cento), mentre si accentua quella dei servizi (da +3,6 a +4,1 per cento), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -1,9 punti percentuali, dai -2,7 di agosto.

Rallentano in termini tendenziali i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +9,4 a +8,3 per cento) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,9 a +6,6 per cento).

La crescita congiunturale dell’indice generale si deve principalmente all’aumento prezzi degli energetici sia regolamentati (+2,5 per cento) sia non regolamentati (+1,6 per cento), degli alimentari non lavorati (+0,6 per cento), dei beni semidurevoli e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5 per cento per entrambi) e dei servizi vari (+0,3 per cento); tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’attenuazione dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-1,7 per cento).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7 per cento per l’indice generale e a +5,2% per la componente di fondo.

"A settembre, secondo le stime preliminari, l’inflazione registra un ulteriore, sebbene lieve, rallentamento, scendendo al +5,3 per cento. La nuova discesa del tasso di inflazione risente dell’andamento dei prezzi dei beni alimentari, la cui crescita in ragione d’anno si riduce sensibilmente, pur restando su valori relativamente marcati (+8,6 per cento). Per contro, un freno al rientro dell’inflazione si deve al riaccendersi di tensioni sui prezzi dei beni energetici, in particolare nel settore non regolamentato, che riporta la dinamica tendenziale del comparto su valori positivi, ma anche all’accelerazione dei prezzi dei servizi di trasporto. Si attenua, infine, la crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa”, che a settembre si attesta al +8,3 per cento", commmenta l'Istat.

indice dei prezzi al consumo
Istat