Istat: prezzi al consumo a gennaio in aumento del 10 per cento
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La flessione del tasso di inflazione si deve, come sottolinea l'Istituto nazionale di statisctica, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +70,2 per cento a -10,9 per cento) e, in misura minore, di quelli degli energetici non regolamentati (da +63,3 a +59,6 per cento), degli alimentari non lavorati (da +9,5 a +8 per cento) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2 a +5,5 per cento); gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari lavorati (da +14,9 per cento a +15,2 per cento), dei beni non durevoli (da +6,1 a +6,8 per cento) e dei servizi relativi all’abitazione (da +2,1 a +3,2 per cento).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8 per cento del mese precedente a +6 per cento, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2 per cento.
Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1 a +14,2 per cento), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1 a +4,2 per cento); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,0 di dicembre a -10,0 punti percentuali).
"Si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona che registrano un rallentamento su base tendenziale (da +12,6 a +12,2 per cento), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5 a +9 per cento)", ha aggiunto l'Istat.
L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei servizi per l’abitazione (+1,6 per cento), degli alimentari lavorati (+1,5 per cento), dei beni durevoli e non durevoli (+0,8 per cento per entrambi), degli energetici non regolamentati (+0,7 per cento); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-24,7 per cento) e di quelli dei servizi relativi ai trasporti (-1,6 per cento a causa di fattori stagionali).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3 per cento per l’indice generale e a +3,2 per cento per la componente di fondo.
"Le stime preliminari evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione, che a gennaio si attesta al +10,1 per cento (livello che non si registrava da settembre 1984, quando il Nic fece segnare la medesima variazione tendenziale). Il rallentamento è spiegato in primo luogo dall’inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati (-10,9 per cento su base annua). Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, comegli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti", ha commentato l'Istituto nazionale di statistica.