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Istat: prezzi al consumo a gennaio in aumento del 10 per cento

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Maitree Rimthong
Secondo le stime preliminari dell'Istat, nel mese di gennaio 2023, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 10,1 per cento su base annua, da +11,6 per cento nel mese precedente.

La flessione del tasso di inflazione si deve, come sottolinea l'Istituto nazionale di statisctica, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +70,2 per cento a -10,9 per cento) e, in misura minore, di quelli degli energetici non regolamentati (da +63,3 a +59,6 per cento), degli alimentari non lavorati (da +9,5 a +8 per cento) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2 a +5,5 per cento); gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari lavorati (da +14,9 per cento a +15,2 per cento), dei beni non durevoli (da +6,1 a +6,8 per cento) e dei servizi relativi all’abitazione (da +2,1 a +3,2 per cento).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8 per cento del mese precedente a +6 per cento, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2 per cento.

Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1 a +14,2 per cento), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1 a +4,2 per cento); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,0 di dicembre a -10,0 punti percentuali).

"Si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona che registrano un rallentamento su base tendenziale (da +12,6 a +12,2 per cento), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5 a +9 per cento)", ha aggiunto l'Istat.

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei servizi per l’abitazione (+1,6 per cento), degli alimentari lavorati (+1,5 per cento), dei beni durevoli e non durevoli (+0,8 per cento per entrambi), degli energetici non regolamentati (+0,7 per cento); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-24,7 per cento) e di quelli dei servizi relativi ai trasporti (-1,6 per cento a causa di fattori stagionali).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3 per cento per l’indice generale e a +3,2 per cento per la componente di fondo.

"Le stime preliminari evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione, che a gennaio si attesta al +10,1 per cento (livello che non si registrava da settembre 1984, quando il Nic fece segnare la medesima variazione tendenziale). Il rallentamento è spiegato in primo luogo dall’inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati (-10,9 per cento su base annua). Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, comegli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti", ha commentato l'Istituto nazionale di statistica.

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