Istat: spesa corrente per consumi in ripresa nel 2022, ma ferma in termini reali
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Poiché la distribuzione dei consumi è asimmetrica e più concentrata nei livelli medio-bassi, la maggioranza delle famiglie spende un importo inferiore al valore medio. Se si osserva il valore mediano (il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali), il 50 per cento delle famiglie residenti in Italia ha speso nel 2022 una cifra non superiore a 2.197 euro (2.023 euro nel 2021).
"Le famiglie hanno posto in essere strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022, in parte grazie a quanto accumulato negli anni di crisi dovuta al Covid. Nel 2020 e nel 2021, infatti, il tasso di risparmio lordo delle famiglie consumatrici è stato, rispettivamente, del 15,6 e del 13,2 per cento, prima di ridiscendere ai livelli pre-Covid attestandosi attorno all’8 per cento. In molti casi si è trattato anche di modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare", sottolineano gli esperti dell'Istat. Il 29,5 per cento delle famiglie intervistate nel 2022 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e la qualità del cibo acquistato. Comportamento che trova conferma anche nei dati Istat sul commercio al dettaglio, che registrano in media, nel 2022, per la vendita di beni alimentari, un aumento tendenziale in valore (+4,6 per cento), soprattutto nei discount, e una diminuzione in volume (-4,3 per cento).
Più nel dettaglio, nel 2022, a fronte del marcato incremento dei prezzi di alimentari e bevande analcoliche (+9,3 per cento la variazione su base annua dell’Ipca), le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 3,3 per cento rispetto all’anno precedente (482 euro mensili, pari al 18,4 per cento della spesa totale): il 21,5 per cento della spesa alimentare è destinato alla carne, il 15,7 per cento a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12,7 per cento a ortaggi, tuberi e legumi, il 12 per cento a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova, l’8,5 per cento alla frutta e il 7,9 per cento a pesce e frutti di mare.