Italia: il sistema di audit delle aziende del lusso solleva interrogativi

Dopo lo scandalo sulle condizioni di lavoro presso alcuni subappaltatori di marchi del lusso con sede in Italia, Reuters, attraverso un'inchiesta, fa luce sul sistema di audit dei grandi gruppi del lusso, giudicato "carente".

Dior, Armani e molti altri, nel giugno scorso, diversi marchi del lusso sono stati messi sotto inchiesta dalla magistratura, con l'accusa di collaborare con subappaltatori che non offrono condizioni di lavoro dignitose ai propri dipendenti.

Non sorprende che le aziende si difendano affermando di non essere a conoscenza della situazione. Fatti che Reuters mette in discussione. In un rapporto, l'agenzia di stampa si basa su documenti giudiziari non pubblicati e afferma che i controlli erano stati effettivamente effettuati. Audit che non avevano rivelato alcuna falla.

Reuters cita in particolare l'esempio dell'azienda Az Operations, subappaltatrice delle Manifatture Dior, con sede a Milano, che produceva articoli in pelle per conto della casa di lusso francese. A giugno, la magistratura italiana accusa il laboratorio di essere una "facciata per un'azienda che sfruttava i lavoratori". Eppure questo subappaltatore ha superato due ispezioni, una ambientale e l'altra sociale, nel corso del 2023. Controlli superati a pieni voti. Il che solleva interrogativi sulla validità dei sistemi di audit di queste aziende del lusso.

Nella sua inchiesta, Reuters spiega che le aziende del lusso interessate, come Dior e il gruppo Lvmh più in generale, non hanno risposto alle richieste di intervista. L'agenzia di stampa precisa, tuttavia, che alcuni azionisti del gruppo Lvmh hanno chiesto un controllo più efficace dei subappaltatori e soprattutto delle condizioni di lavoro che offrono ai propri dipendenti.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sull'edizione francese e poi tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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