L'Italia è in deflazione; Confcommercio invita a dare priorità agli investimenti
loading...
Secondo le stime preliminari dell'Istat, nel mese di settembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,6 per cento su base mensile e dello 0,5 per cento su base annua (come nel mese precedente).
Ieri, Enrico Postacchini, in rappresentanza di Confcommercio, ha tenuto un'audizione nelle commissioni Bilancio e Politiche Ue al Senato sul Recovery plan
Come spiega l'Istat, l’inflazione negativa per il quinto mese consecutivo continua a essere dovuta prevalentemente alle flessioni, seppur meno marcate rispetto al mese precedente, dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -13,7 per cento a -13,6 per cento), di quelli non regolamentati (da -8,6 a -8,2 per cento) e dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da -2,3 per cento a -1,6 per cento); a queste dinamiche si aggiunge l’inversione di tendenza dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +0,1 per cento a -0,4 per cento). Si confermano invece in crescita i prezzi dei beni alimentari non lavorati (in accelerazione da +2,0 per cento a +2,7 per cento).
Le stime Istat indicano per settembre una diminuzione dello 0,6 per cento su base mensile e dello 0,5 per cento su base annua
Inoltre, l'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici rallentano entrambe, rispettivamente da +0,3 per cento a +0,1 per cento e da +0,4 per cento a +0,3 per cento.
L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a -0,2 per cento per l’indice generale e a +0,6 per cento per la componente di fondo.
In questo scenario e in vista dei mesi futuri, anche a proposito del Recovery plan, Confcommercio interviene con indicazioni chiare. In una audizione nelle commissioni Bilancio e Politiche Ue al Senato, l'Associazione ha ribadito che è necessario "garantire una crescita robusta che possa sopportare il debito ma soprattutto che garantisca una base imponibile per lo Stato da cui attingere, per non penalizzare sempre le stesse categorie".
Ieri, Enrico Postacchini, in rappresentanza di Confcommercio ha tenuto un'audizione nelle commissioni Bilancio e Politiche Ue al Senato sul tema del Recovery plan.
"Nelle Linee Guida del Pnrr, Piano Nazionale di ripresa e resilienza che il Governo ha trasmesso al Parlamento si indicano tre linee strategiche, nove direttrici di intervento, quattro sfide, sei missioni, comunque da realizzare attraverso innumerevoli progetti che devono incardinarsi nel binomio investimenti-riforme, declinati poi in ulteriori sei politiche di supporto".
"Confcommercio sottolinea la necessità e l’urgenza che l’esecutivo predisponga un documento chiaro e sintetico quale traccia preliminare del Piano Nazionale di ripresa e resilienza, tale da garantirne la più ampia conoscenza e condivisione”.
Secondo Postacchini “in primo luogo è opportuno tracciare un quadro di priorità che deve enfatizzare il ruolo degli investimenti pubblici e degli incentivi allo stimolo degli investimenti privati, anche attraverso il rafforzamento del ruolo degli investitori istituzionali. Investimenti prima e soprattutto, quindi, perché consentono una maggiore crescita strutturale”. “Si pensi poi", ha aggiunto Postacchini, "all’altro tema dell’eliminazione dei “sussidi ambientalmente dannosi”: il combinato con il già menzionato spostamento della tassazione “dalle persone alle cose” sembrerebbe condurre a incrementi della tassazione, l’opposto di cui si ha bisogno, visto che l’esito sarebbe dannoso in termini di equità ed efficienza”.
“Le Linee Guida indicano il turismo come settore strategico mentre dispiace rilevare che la parola “commercio” vi compaia una sola volta, a proposito di presunte restrizioni alla concorrenza. L’accoppiata manifattura-esportazioni, più volte enfatizzata come driver di sviluppo economico e oggetto di comprensibile attenzione del Piano Nazionale, non deve indurre a trascurare, per esempio, la prolifica e durevole unione tra servizi turistici in senso lato ed esportazioni di servizi, che contribuisce all’attivo della bilancia dei pagamenti per oltre 22 miliardi di euro correnti per la sola parte di turismi attivi, peraltro senza quella instabilità ciclica che affligge, invece, altri settori esportatori netti. Così come avviene per la cultura, il cui ruolo è accennato in più passaggi senza, però, evidenziarne la concreta valenza economica, non solo identitaria, data dalle migliaia di attività che ne fanno impresa”.
Foto: Pexels