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La Cina resta un'ottima opportunità per il made in Italy: Mario Boselli (Iccf) spiega come muoversi

Scritto da Isabella Naef

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Business |Interview

Un'immagine di Shanghai Credits: Pexels, Ayala

Nonostante il rallentamento dell'economia, la Cina resta una meta appetibile e agognata per il made in Italy. Numeri alla mano, scondo il report “Fashion & luxury private equity and investors survey 2024” di Deloitte, presentato la settimana scorsa presso la sede della kermesse White Milano, la Cina non perderà quota, anzi.

“Nonostante il recente rallentamento", ha spiegato Ida Palombella, global fashion and luxury co- leader di Deloitte, "la Cina è destinata a superare l’Europa e le Americhe per diventare il più grande mercato del lusso a livello globale con quasi il 25 per cento degli acquisti entro il 2030". Alla luce di queste prospettive FashionUnited ha chiesto a Mario Boselli, presidente di Italy China council foundation, nonchè presidente onorario di Camera nazionale della moda italiana (che ha guidato dal 1999 al 2015), quali sono le reali opportunità per le realtà del made in Italy su questo importante mercato e come poterle cogliere al meglio.

Mario Boselli, presidente di Italy China council foundation Credits: Italy China council foundation

Qual è al momento la situazione economica in Cina?

I cinesi si sentono improvvisamente poveri, ma si tratta di un problema di percezione lagato alla crisi del settore immobiliare, a quello che hanno investito, e non alla loro liquidità. Questo, sommato all'incertezza che caratterizza questo periodo, fa si che i consumatori cinesi abbiano ridotto un po' gli acquisti. Secondo la quindicesima edizione di “Cina 2024, Scenari politici e prospettive macroeconomiche per le imprese”, rapporto annuale di Iccf, Italy China council foundation, dopo aver superato l'obiettivo annuo di crescita per il 2023 (+5,2 per cento), l'economia cinese ha continuato a espandersi, registrando una crescita del Prodotto interno lordo reale del 5,3 per cento nel primo trimestre del 2024. Nonostante questi risultati positivi registrati all'inizio dell'anno, la Cina si confronta con pressioni deflazionistiche, che potrebbero limitare il consumo interno e le opportunità di investimento e, come ho appena detto, con una persistente crisi nel settore immobiliare, che influisce negativamente sulla fiducia di consumatori e imprese. In risposta, il Governo cinese ha attuato politiche monetarie prudenti e stimoli fiscali moderati.

Quanto pesa questa situazione sulle aziende italiane della moda e del lusso?

Il rallentamento influisce sicuramente sulle aziende italiane, soprattutto quelle medie e piccole, che operano nella subfornitura. Bisogna tenere presente che il 70 per cento dell'alto di gamma viene prodotto in Italia. Siamo fornitori dei brand italiani, dei marchi italiani posseduti dai francesi e delle griffe del lusso francesi. Va da sè che il rallentamento dei consumi causa un calo dei fatturati dei fornitori: siamo attualmente alle prese con flessioni che vanno dal 20 al 40 per cento. A soffrire, come è ovvio, sono le imprese più piccole magari un po' indebitate. Quelle grandi, pur risentendo in maniera sensibile delle crisi, hanno le risorse per fronteggiarla.

Cosa bisogna fare, quindi, per invertire la rotta?

In primo luogo bisogna considerare il fatto che la situazione odierna non ha un'unica causa. Le crisi precedenti avevano un nome ed erano legate a un fatto specifico: dal crollo delle Twin Towers, al fallimento della Lehman Brothers, al Covid. Questa crisi, invece, trae origine da una serie di concause e per risolverla è necessario mettere a punto uno scacchiere in grado di ridare vigore e sviluppo.

Qualche suggerimento mirato per le aziende del made in Italy?

Le piccole e medie imprese italiane, che hanno prodotti ottimi e articoli interessanti per il mercato cinese, per esempio, dovrebbero proporsi con prezzi maggiormente abbordabili rispetto a quelli del grande nome. Quando il turista cinese viene in Italia trova i piccoli marchi, impara a conoscerli e, quindi, ben vengano tutte le iniziative che generano questo tipo di opportunità, così come i progetti che consentono alle aziende italiane di approcciare il mercato cinese. Sto pensando anche agli showroom temporanei, per esempio.

C'è qualche iniziativa concreta per le aziende sulla rampa di lancio?

Si, proprio nei giorni della fashion week ho ospitato a Milano un gruppo cinese al quale ho proposto di creare un multibrand shop di 30 marchi italiani. L'idea è nata nel novembre 2023 ed è probabile che si concretizzi nel 2025 e sarà gemmabile in iniziative analoghe in diverse città della Cina. Al momento non posso svelare quale è la regione in cui sarà aperto questo multibrand shop, ma fra qualche mese lo annunceremo.

I 30 marchi del made in Italy saranno ospitati in maniera permanente all'interno del multibrand?

Stiamo anche pensando a una rotazione di una percentuale delle etichette all'interno dello shop in modo da dare visibilità a un numero maggiore di aziende.

Camera Nazionale Della Moda Italiana
Made in Italy
Mario Boselli