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La Commissione europea necessita urgentemente di "nuovi poteri" per contrastare Shein

Scritto da AFP

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Pacchi Shein. Credits: JOAO LUIZ BULCAO / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP

Parigi - Il governo francese chiede alla Commissione europea di dotarsi urgentemente di "nuovi poteri di deindicizzazione" delle piattaforme di vendita online che violano il diritto comunitario, prendendo di mira in particolare Shein, secondo una lettera ottenuta mercoledì dall'Afp, a conferma di un'informazione de Le Figaro.

Di fronte al "rischio di diffusione di contenuti illegali", la ministra Véronique Louwagie ritiene "necessario e urgente dotare la Commissione europea di nuovi poteri di deindicizzazione delle piattaforme che non rispettano le regole", ha scritto in una lettera indirizzata giovedì scorso al commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders.

Ha inoltre auspicato che "le autorità nazionali competenti" possano attuare "misure di restrizione dell'accesso" a tali piattaforme in caso di inadempienze. Così, le aziende deindicizzate verrebbero rimosse dai risultati dei motori di ricerca come Google.

Véronique Louwagie ha accolto con favore le indagini a livello europeo nei confronti delle piattaforme Temu e AliExpress, che vendono articoli a bassissimo costo, e le accuse contro il colosso del prêt-à-porter low cost Shein.

Contraffazioni e prodotti pericolosi

Questi tre giganti asiatici sono accusati, alcuni di commercializzare contraffazioni e prodotti pericolosi, altri di pratiche contrarie ai diritti dei consumatori, come falsi sconti e informazioni ingannevoli.

I motivi di ritorsione sono numerosi per la ministra del Commercio, che sottolinea la "pressione sull'occupazione in Europa, (i) rischi accresciuti per la tutela degli interessi economici e la sicurezza dei consumatori, il mancato rispetto delle norme sociali e ambientali europee e l'impatto del trasporto aereo sull'ambiente".

Shein è attaccata su tutti i fronti in Francia, oggetto di una proposta di legge anti fast fashion, avendo già ricevuto una multa di 40 milioni di euro dall'autorità garante della concorrenza e dei consumatori (Dgccrf) e rischiando ora un'altra sanzione di centocinquanta milioni di euro da parte dell'autorità garante per la protezione dei dati personali (Cnil) per le sue pratiche relative ai cookie.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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