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La filera della pelle stima di chiudere il 2024 con una flessione dell'8 per cento

Scritto da Isabella Naef

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L’export ha subito nel 2024 una contrazione dell’8,5 per cento Credits: Pexels, Pixabay

Nel terzo trimestre del 2024, il fatturato del calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia ha registrato nell’insieme una contrazione del 9 per cento e le proiezioni per l’intero anno indicano una chiusura negativa con una flessione dell’8,1 per cento rispetto al 2023, con un fatturato globale che si attesta sui 30,1 miliardi di euro: uno scenario che suggerisce quindi un calo nel quarto trimestre meno pronunciato rispetto ai periodi precedenti. Oggi Confindustria Accessori Moda, la federazione che rappresenta i comparti della filiera pelle italiana, ha diffuso i risultati dell'indagine relativa al terzo trimestre 2024 e alle previsioni annuali realizzata dal suo centro studi.

"Come Confindustria Accessori Moda siamo al fianco delle nostre aziende e dei lavoratori, che stanno affrontando sfide quotidiane, ma è fondamentale che anche il Governo continui a supportarci con misure concrete, come quella del 5 dicembre scorso, quando è stato approvato un emendamento con cui si garantisce a tutti i lavoratori delle aziende moda fino a 15 dipendenti un sostegno al reddito. Queste aziende, anche se dimensionalmente non sono industriali, fanno parte della nostra filiera produttiva e della nostra catena del valore e sono anelli fondamentali per una produzione di qualità. Chiediamo anche una revisione delle scadenze dei finanziamenti ricevuti durante la crisi Covid, per dare respiro a chi sta lottando per non chiudere", ha sottolineato Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda.

Tornando ai dati, la contrazione del settore è il risultato di un complesso intreccio di fattori economici e geopolitici che incidono profondamente sulla performance delle imprese. Tra questi, l’instabilità geopolitica del contesto attuale, il rallentamento in mercati chiave come Cina e Germania, e le difficoltà di accesso al credito, che ostacolano nuovi investimenti aziendali. Anche i dati sulla produzione industriale delineano un quadro particolarmente critico. Secondo l’indice Istat della produzione industriale, la categoria Ateco Cb15 “Fabbricazione di articoli in pelle e simili” ha registrato una flessione del 16,1 per cento nei primi nove mesi del 2023. Nel corso del 2024, il calo ha mantenuto valori a doppia cifra per ogni mese, con un’unica eccezione ad agosto, quando l’attività produttiva è cresciuta del 2,2 per cento rispetto all’anno precedente, ripresa che è stata bruscamente interrotta a settembre con una contrazione del 19,6 per cento nei livelli di attività.

Nel 2024 l’export ha registrato una flessione dell’8,5 per cento

L’export ha subito nel 2024 una contrazione dell’8,5 per cento, con un fatturato che si attesta a 16,7 miliardi di euro. Tra i mercati dell’Unione europea, la situazione è eterogenea: se la Francia, primo mercato per il settore, ha mostrato una flessione contenuta dello 0,9 per cento, segno di una domanda ancora relativamente stabile, al contrario la Germania ha registrato un calo del 3,6 per cento, riflettendo le difficoltà economiche che il Paese sta attraversando. Di segno opposto i dati di Spagna (+9,1 per cento) e Polonia (+4,6 per cento), che costituiscono un’importante nota positiva in un quadro europeo sfidante.

Al di fuori dell’Ue, perdura un drastico crollo delle esportazioni verso la Svizzera (-61,3 per cento), legato al consolidarsi delle strategie logistiche delle griffe, che preferiscono spedizioni dirette ai mercati finali piuttosto che transiti nei depositi elvetici. Una scelta che ha beneficiato mercati come il Giappone (+9,7 per cento), Hong Kong (+9,2 per cento) e soprattutto gli Emirati Arabi Uniti (+37,8 per cento), che si confermano sempre più centrali per il settore. Segnali di difficoltà provengono dalla Corea del Sud (-13,3 per cento) e dalla Cina (-6 per cento), due mercati chiave che riflettono un rallentamento della domanda, coerente con l’attuale fase di incertezza economica in Asia. Per quanto riguarda Russia e Ucraina, a oltre due anni e mezzo dall’inizio del conflitto, gli andamenti divergono, con la Russia che ha visto un rallentamento nel 2024 (-15,1 per cento), e l’Ucraina che invece prosegue un percorso di recupero, con un incremento dell’11,3. Nonostante queste dinamiche, per entrambi i Paesi i livelli pre-conflitto del 2021 restano ancora lontani, evidenziando le profonde ripercussioni della guerra sugli scambi commerciali.

Il settore ha subito una contrazione di circa 4800 posti di lavoro

I dati dei primi 9 mesi del 2024, elaborati su fonte Infocamere-Movimprese, indicano una contrazione di circa 4.800 posti di lavoro (-3,3 per cento) rispetto a dicembre 2023. In parallelo, il numero totale di aziende attive nel settore (industria e artigianato) a fine settembre si è ridotto a poco più di 10.000 unità, segnando una flessione del 3,2 per cento rispetto al 2023, pari a 330 imprese in meno. Cresce anche l’utilizzo degli ammortizzatori sociali: nel terzo trimestre del 2024 ben il 35,9 per cento delle aziende ha fatto ricorso alla cassa integrazione, una percentuale in crescita rispetto ai primi due trimestri dell’anno, quando il ricorso era stato rispettivamente del 28 per cento e del 33,3 per cento. Questi dati sono confermati dalle cifre diffuse dall’Inps: 26 milioni di ore nei primi 9 mesi del 2024, con un aumento del 139,4 per cento rispetto ai 10,9 milioni dello stesso periodo del 2023.

Le principali sfide che il settore si trova ad affrontare riguardano innanzitutto l’adeguamento alle nuove direttive europee in materia di economia circolare e sostenibilità ambientale, indispensabili per rimanere competitivi su un mercato sempre più orientato alla sostenibilità, spiega in una nota Confindustria Moda e Accessori. Un’altra priorità riguarda il miglioramento delle competenze richieste. "Nonostante molte aziende stiano attraversando una fase difficile, con un ricorso significativo agli ammortizzatori sociali, è essenziale pianificare azioni che favoriscano la ripresa: la formazione diventa così cruciale, non solo per preservare il savoir-faire manifatturiero che contraddistingue il nostro Paese, ma anche per garantire che le competenze digitali dei lavoratori siano al passo con le evoluzioni del settore".

Infine, secondo l'associazione è fondamentale che le imprese italiane del comparto accessori moda arrivino sui mercati internazionali, aiutate dalle iniziative di promozione sui mercati emergenti e ad alto potenziale, al fine di creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo.

Riepilogo
  • Il settore calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia italiano ha registrato una forte contrazione nel 2024, con un calo del fatturato dell'8,1% e una diminuzione di circa 4800 posti di lavoro.
  • Fattori quali l'instabilità geopolitica, il rallentamento di mercati chiave e le difficoltà di accesso al credito hanno contribuito a questa situazione critica.
  • Confindustria Accessori Moda chiede supporto governativo e sottolinea l'importanza di investire in formazione e internazionalizzazione per favorire la ripresa del settore.
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