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La filiera della pelle chiude il 2024 con un fatturato di 30 miliardi, in calo dell'8,6%

Scritto da Isabella Naef

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La filiera della pelle ha chiuso il 2024 con un fatturato complessivo di 30 miliardi di euro Credits: Pexels, Pixabay

Con circa 10mila imprese attive, la filiera della pelle ha chiuso il 2024 con un fatturato complessivo di 30 miliardi di euro, registrando una flessione dell’8,6% rispetto all’anno precedente. La tendenza negativa si conferma anche nei primi sei mesi del 2025, con un ulteriore calo del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Confindustria Accessori Moda è la federazione che riunisce le associazioni cui fanno riferimento i comparti chiave della filiera pelle italiana (calzaturiero, con Assocalzaturifici; pelletteria con Assopellettieri; abbigliamento in pelle e pellicceria con Aip e concia con Unic concerie italiane), ha annunciato oggi i risultati dell'indagine condotta sull’andamento del settore nel 2024 e le previsioni per il 2025.

I dati sull'export

Sul fronte delle esportazioni, i primi cinque mesi del 2025 hanno segnato un calo del 4,8% su base annua, con un fatturato che si attesta a 10,2 miliardi di euro; tuttavia, si è registrato un segnale meno negativo nel bimestre aprile-maggio, con una contrazione contenuta al -3,4%.

Guardando più da vicino i dati per area geografica, si legge in una nota, le esportazioni verso l’Unione europea risultano stabili (-0,2%) pur con dinamiche contrastanti nei principali mercati, come la Francia (-4,3%) e la Germania (+7,9%). Più marcate le contrazioni fuori dall’Unione europea, soprattutto nei mercati asiatici, dove si registra un -26,7% in Cina, -10,9% in Giappone, - 14,4% in Corea del Sud. Continua il crollo dei flussi agli hub delle multinazionali in Svizzera (-24%), mentre risultano incoraggianti i segnali di crescita che interessano gli Emirati Arabi, con +33,8%, e Turchia (+13,6%).

Resta alta l’attenzione sul mercato statunitense, uno degli sbocchi di riferimento per l’export del made in Italy, soprattutto in seguito alla decisione dell’amministrazione Trump di fissare al 15% i dazi sulle importazioni provenienti dall’Unione europea, una misura che avrà effetti negativi per il settore, incidendo in maniera rilevante sui margini aziendali e sulla competitività delle imprese italiane.

“I dati ci restituiscono un quadro complesso, con criticità che hanno caratterizzato sia la chiusura del 2024 che la prima parte del 2025. Le sfide sono tante: dal rallentamento della domanda globale alla debolezza di alcuni mercati asiatici, fino all’introduzione del dazio del 15% da parte degli Stati Uniti, che rischia di penalizzare le nostre esportazioni in un mercato chiave", ha sottolineato, Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda. "In questo contesto difficile dal punto di vista economico e geopolitico, l’impegno per l’internazionalizzazione resta una priorità. Le fiere in scena in questi giorni e la collaborazione con il Maeci, con attività come le giornate italiane della moda nel mondo, sono un’opportunità concreta”.

Giovanna Ceolini Credits: Confindustria Accessori Moda

“Infine la formazione, un altro pilastro irrinunciabile per il futuro della nostra filiera per il quale continueremo a lavorare. È fondamentale oggi avvicinare i giovani al mondo dell’impresa con strumenti adeguati e specifici per favorire un primo contatto con il lavoro affinché acquisiscano le competenze necessarie per costruire il futuro del made in Italy”, ha aggiunto Ceolini.

Nonostante una flessione del 3,5% nel 2024 (export pari a quasi 3 miliardi di euro), il comparto ha dimostrato a oggi tenuta e resilienza: nel periodo gennaio-maggio 2025, le vendite verso gli Usa sono cresciute del +1,4% su base annua. I dati Istat relativi al solo mese di giugno mostrano un’accelerazione significativa (+15%), probabilmente legata all’anticipazione delle spedizioni prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi doganali. Se il primo semestre si chiude quindi con una stima di crescita del +3,5%, l’effetto reale dei dazi sul secondo semestre potrà essere misurato solo con i dati successivi al mese di agosto, soprattutto in relazione al possibile impatto sui margini e sulla competitività delle imprese italiane.

I numeri relativi all'occupazione

I segnali negativi sul fronte produttivo si riflettono anche sull’occupazione. Alla fine di giugno 2025, il numero degli addetti è sceso a poco meno di 140mila unità, con una contrazione del 2,3% rispetto a dicembre 2024. Parallelamente, si registra una diminuzione di circa 200 imprese attive (-2,0%) nella filiera.

In lieve miglioramento l’utilizzo degli strumenti di integrazione salariale: nel secondo trimestre 2025, poco meno del 30% delle aziende ha dichiarato di aver fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, una percentuale di poco inferiore al primo bimestre (35,4%) e anche rispetto al periodo aprile/giugno 2024 (33,3%). Tuttavia, secondo i dati Inps, il monte ore complessivo di cassa integrazione nel primo semestre si attesta a circa 20,3 milioni di ore, in aumento del 12,8% rispetto ai primi sei mesi del 2024.

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Assopellettieri
Confindustria accessori moda
Giovanna Ceolini