La moda bimbo recupera nel 2021 (+14 per cento)
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Il comparto della moda junior (accezione che comprende l’abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi di età tra 0-14 anni, intimo e accessori inclusi), secondo le stime preliminari effettuate dal Centro studi di Confindustria moda, dovrebbe archiviare il 2021 in territorio positivo, mettendo a segno un recupero del +14 per cento. Il turnover dovrebbe attestarsi poco oltre i 3 miliardi di euro. A confronto con il 2019, il fatturato conterrebbe la perdita al - 2,8 per cento. Il calo registrato nel 2020 è stato pari al -14,7 per cento.
Per la moda junior si stima un recupero medio annuo delle vendite estere del +13,7 per cento
Con riferimento al valore della produzione il Centro studi di Confindustria moda prevede un ritorno della dinamica di segno positivo, stimato nell’ordine del +9,7 per cento, segnando tuttavia un maggior divario rispetto al valore del 2019.
Guardando alle performance oltreconfine, per la moda junior si stima un recupero medio annuo delle vendite estere corrispondente al +13,7 per cento; il valore delle esportazioni di comparto dovrebbe, quindi, passare sui 1.251 milioni di euro, concorrendo al 41,5 per cento del turnover settoriale.
Questi dati sono stati diffusi durante Pitti Bimbo, kermesse in scena fino a domani alla Fortezza da Basso di Firenze.
Per l’import va segnalato un cambio di passo: al calo del 2020 fa seguito una crescita del +6,8 per cento, per un valore complessivo di quasi 1,9 miliardi (ovvero - 10,2 per cento a confronto con il livello 2019).
La dinamica prevista per i flussi commerciali in entrata e in uscita dall’Italia determinerebbe un miglioramento del deficit commerciale di comparto, a -649 milioni di euro (con un guadagno, quindi, di circa 31 milioni in dodici mesi).
Secondo le previsioni del Centro studi di Confindustria moda, i consumi nazionali (comprensivi dei consumi delle famiglie, dei consumi extra-familiari e delle scorte) archivieranno il 2021 in territorio positivo, evidenziando un rimbalzo nell’ordine del +16,1 per cento rispetto al risultato archiviato nel 2020. Il gap rispetto al consuntivo di mercato 2019 si attesterebbe sul -4,9 per cento.
Relativamente ai mercati esteri, è possibile circoscrivere l’analisi al solo abbigliamento per neonati (per il quale si possono isolare le voci doganali di pertinenza e, quindi, i flussi commerciali con l’estero per nazione). Secondo quanto rilevato da Istat, l’export di moda bébé, che nel medesimo periodo del 2020 aveva contenuto il calo al -10,8 per cento (a differenza del totale tessile-abbigliamento, in perdita del -17,8 per cento), nei primi nove mesi del 2021, ha messo a segno un incremento del +23,1 per cento, portandosi a 113,6 milioni di euro. Più in dettaglio, da gennaio a settembre 2021 la Spagna, come nel biennio precedente, si conferma il primo sbocco per la moda bébé, pur restando interessata da una contrazione pari al -5,2 per cento; la Svizzera passata al secondo posto, cresce del +7 per cento, dato che comprova l’ampio favore riservato dal mercato globale, verso cui verranno in gran parte redistribuiti i capi di moda bébé di origine italiana.