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La Perla sull'orlo del baratro: la Spagna in amministrazione controllata

Scritto da Alicia Reyes Sarmiento

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Immagine di archivio. Ricamo Credits: La Perla, via Facebook

La Perla, iconica azienda italiana di lingerie di lusso, sta attraversando una fase critica. Anni di difficoltà economiche hanno minato le sue fondamenta e, sebbene una recente acquisizione offra un possibile punto di svolta, la ripresa non è garantita.

In sintesi
  • L'imprenditore statunitense Peter Kern ha acquisito gli asset principali di La Perla, incluso lo stabilimento produttivo di Bologna, con un investimento di 30 milioni di euro fino al 2027.
  • L'acquisizione da parte di Kern mira a rilanciare la produzione a Bologna, salvaguardare i posti di lavoro ed espandersi in mercati prioritari come Cina ed Emirati Arabi Uniti.
  • Le filiali spagnole di La Perla sono in amministrazione controllata con un debito di 51 milioni di euro, a seguito del crollo della casa madre britannica.

Il 10 giugno, l'imprenditore statunitense Peter Kern, noto per il suo ruolo di amministratore delegato di Expedia e per il suo coinvolgimento nel settore vinicolo italiano, ha acquisito gli asset principali del brand, incluso lo stabilimento produttivo di Bologna.

L'operazione è stata annunciata dal Ministro dell'Industria italiano, Adolfo Urso, che ha sottolineato come l'offerta di Kern, in competizione con altre aziende interessate come Oniverse (ex Calzedonia), sia stata “la più favorevole per rilanciare la storica azienda di lingerie di lusso”.

Secondo Reuters, Kern si è impegnato a investire circa trenta milioni di euro fino al 2027, con l'obiettivo di mantenere i 210 posti di lavoro attuali e crearne circa quaranta nuovi. Tuttavia, nonostante questo impulso, le difficoltà finanziarie pregresse continuano a pesare su La Perla in altri mercati, in particolare in Spagna.

Una procedura concorsuale in corso

Le filiali spagnole, La Perla Fashion España e La Perla Store España, sono state dichiarate in amministrazione controllata dal Tribunale Commerciale numero dieci di Barcellona, con un debito complessivo di cinquantuno milioni di euro. Questa situazione è direttamente collegata al crollo della casa madre britannica, La Perla Global Management, che ha sospeso i pagamenti lo scorso anno.

Oggi, la presenza di La Perla in Spagna è ridotta al minimo. L'azienda mantiene solo due punti vendita — una boutique nel Paseo de Gràcia di Barcellona e uno spazio a El Corte Inglés di Castellana, a Madrid — che si aggiungono ai quarantadue punti vendita nel resto del mondo. Una mappa ben lontana da quella che aveva tracciato nel suo periodo migliore, con fino a una decina di negozi sparsi per il paese.

La cronaca della caduta

Fondata nel 1956 da Ada Masotti, La Perla è stata per decenni sinonimo di raffinatezza italiana. Tuttavia, l'azienda ha vissuto una prolungata decadenza negli ultimi anni, accentuata da successivi cambi di proprietà. Il più recente, sotto la gestione di Tennor Holding, il veicolo di investimento dell'imprenditore tedesco Lars Windhorst, ha aggravato la crisi a causa della mancanza di finanziamenti, paralizzando gran parte del business a livello globale. Le conseguenze sono state particolarmente gravi per le attività nel Regno Unito, in Italia e in Spagna.

La complessa struttura societaria di La Perla, che includeva entità come La Perla Global Management Uk, titolare del marchio, e La Perla Fashion Holding, con sede nei Paesi Bassi, ha iniziato a sgretolarsi con l'avanzare della crisi. Alla fine del 2023, la filiale britannica è entrata in liquidazione e, parallelamente, lo stabilimento di Bologna è stato posto in amministrazione straordinaria in Italia.

Kern prende il timone

L'ingresso di Peter Kern rappresenta una boccata d'ossigeno di fronte a una possibile dissoluzione definitiva. Attraverso la sua società di private equity, ha acquisito lo stabilimento produttivo di Bologna e i diritti sul marchio per circa 25 milioni di euro, impegnandosi inoltre a investire trenta milioni fino al 2027 per riattivare l'attività industriale e preservare l'occupazione.

Il piano prevede di ripristinare la produzione a Bologna, salvaguardare più di 200 posti di lavoro e valutare la possibile integrazione di altre filiali internazionali sotto una nuova struttura. Mercati come Cina ed Emirati Arabi Uniti sono stati individuati come prioritari per questa fase, ma non c'è ancora conferma sull'inclusione della Spagna in questa strategia.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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