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L'arte digitale ha anche dei limiti legali: Mango condannata per violazione del diritto d'autore negli Nft

Scritto da Alicia Reyes Sarmiento

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Business|ANALISI
Immagine di archivio. Mediterranean Muses, NFT di Mango. Credits: Mango.

L'Audiencia provincial di Barcellona ha emesso una sentenza inedita nel panorama giuridico spagnolo, condannando il gruppo Mango (Punto Fa, S.l) per lo sfruttamento non autorizzato di opere d'arte in formato digitale.

La sentenza, emessa dalla Sezione 15 specializzata in materia commerciale, stabilisce per la prima volta in Spagna la violazione del diritto d'autore nel contesto dei Non-fungible token (Nft) e degli ambienti virtuali come il metaverso.

Il caso, promosso da Vegap, l'ente di gestione collettiva, per conto degli eredi di Joan Miró, Antoni Tàpies e Miquel Barceló, nasce da una campagna di marketing che ha accompagnato l'inaugurazione di un negozio Mango a New York nel 2022.

In sintesi
  • L’Audiencia provincial di Barcellona ha condannato Mango per aver sfruttato opere d'arte digitalizzate senza autorizzazione in Nft e nel metaverso.
  • La sentenza stabilisce un precedente legale in Spagna, proteggendo il diritto d'autore negli ambienti virtuali e negli Nft.
  • Mango dovrà cessare l'attività illecita, distruggere gli Nft e pagare un risarcimento di 750.380,21 euro, anche se prevede di ricorrere in appello.

Una strategia digitale finita in tribunale

Nel maggio 2022, Mango ha celebrato l'apertura del suo flagship store sulla Quinta strada a New York con un'ambiziosa campagna digitale. Il marchio ha esposto nel negozio fisico cinque opere originali di artisti spagnoli, Joan Miró, Antoni Tàpies e Miquel Barceló, appartenenti alla collezione privata di Isak Andic, fondatore dell'azienda.

Oltre all'esposizione fisica, Mango ha portato le opere in una nuova dimensione digitale trasformandole in composizioni animate e convertendole in Nft. Questi pezzi sono stati diffusi attraverso diverse piattaforme, tra cui il marketplace OpenSea e l'universo virtuale Decentraland, e sono stati promossi anche sui social network come Instagram, TikTok e LinkedIn.

Possedere un quadro non dà il diritto di sfruttarlo digitalmente né di modificarlo

La digitalizzazione e la diffusione di queste opere senza il consenso esplicito degli autori o degli eredi ha portato alla denuncia da parte di Vegap (Visual entidad de gestión de artistas plásticos), l'ente che rappresenta i titolari dei diritti. Nella sua denuncia, Vegap ha lamentato la violazione di diversi diritti tutelati dalla legge sulla proprietà intellettuale: riproduzione, trasformazione, comunicazione pubblica, integrità dell'opera e diritto di divulgazione.

La tesi sosteneva che il possesso fisico di un quadro non implica il diritto di sfruttarlo digitalmente né di modificarlo. Secondo la denuncia, l'utilizzo di queste opere come parte di una strategia di marketing senza licenza preventiva non solo ha violato i diritti patrimoniali, ma ha anche “danneggiato l'immagine e il patrimonio culturale degli autori”.

L'ente ha chiesto il ritiro immediato degli Nft e di qualsiasi riproduzione digitale, la pubblicazione di una rettifica pubblica e un risarcimento superiore a 1,3 milioni di euro per danni economici e morali.

Una sentenza iniziale favorevole a Mango

Nel gennaio 2024, il Juzgado de lo Mercantil n. 9 di Barcellona ha respinto la richiesta di Vegap. La sentenza di primo grado ha assolto Mango, che ha sostenuto di aver agito in buona fede e senza scopo di lucro.

La difesa ha sostenuto che l'iniziativa mirava ad arricchire l'esperienza del pubblico, promuovere la cultura e rendere omaggio agli autori, il tutto in assenza di una normativa chiara sugli Nft nel contesto spagnolo. Mango ha persino invocato un'interpretazione simile al concetto anglosassone di “fair use”.

Tuttavia, Vegap ha presentato ricorso e, dopo mesi di contenzioso, la Sezione 15 dell'Audiencia provincial ha accolto il ricorso nella sua sentenza d'appello e il tribunale ha ribaltato la sentenza iniziale, condannando Mango per violazione del diritto d'autore, sia patrimoniale che morale.

La sentenza ordina la cessazione immediata dell'attività illecita e la distruzione di tutti gli Nft e dei materiali fisici o digitali derivati dalle opere alterate. Obbliga inoltre Mango a pubblicare il contenuto della sentenza sul proprio sito web e sui social network, come forma di riconoscimento pubblico di aver agito senza l'autorizzazione degli artisti. Per quanto riguarda il risarcimento, la sentenza stabilisce un indennizzo totale di 750.380,21 euro.

Un precedente in un terreno inesplorato

Sebbene Mango abbia annunciato che ricorrerà in appello al Tribunal supremo, la sentenza rappresenta già una svolta nella giurisprudenza spagnola. È la prima volta che viene riconosciuta una violazione del diritto d'autore nel contesto degli Nft e del metaverso.

Mango insiste nel sostenere che la sua azione non ha mai avuto scopo di lucro né l'intenzione di sfruttare commercialmente le opere. Sostiene inoltre che, fino a quel momento, non esistevano precedenti giudiziari né una regolamentazione specifica che chiarisse i limiti legali dell'uso di opere d'arte digitalizzate come Nft.

Per Vegap, tuttavia, la sentenza è una vittoria schiacciante. Il suo direttore generale, Javier Gutiérrez, ha definito la sentenza “storica” in quanto estende la tutela giuridica degli artisti visivi all'ambiente virtuale. Ha sottolineato che questa sentenza rafforza il principio secondo cui il diritto d'autore continua ad essere applicabile anche quando le tecnologie sono nuove e dirompenti.

Il caso Mango lascia un insegnamento chiaro per l'industria: anche se il quadro giuridico continua ad evolversi, i diritti degli autori, il loro riconoscimento, l'integrità e la giusta remunerazione, rimangono pilastri fondamentali, anche nel metaverso.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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