Le griffe della moda alle prese con la Corporate sustainability due diligence directive
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Ferve l'attività delle griffe della moda per l'imminente fashion week milanese, in calendario dal 17 al 23 settembre, ma nelle agende dei manager delle aziende sono tanti gli impegni schedulati nei prossimi mesi. Tra i temi cui dedicare attenzione e risorse figurano l'approviggionamento, il calo dei consumi e le esigenze di un pubblico sempre più sensibile ai temi della sostenibilità. A dar man forte a quest ultimo tema è arrivata anche la direttiva europea Csdd, pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Ue ai primi di luglio e in vigore dal 25 luglio.
Dopo l’ok finale del Consiglio europeo del 27 maggio scorso, la direttiva sulla due diligence di sostenibilità delle imprese, infatti, è una realtà. In questo articolo FashionUnited mette nero su bianco le principali implicazioni, le scadenze e gli impegni che la legge impone alle imprese.
La Csdd (Corporate sustainability due diligence directive) prevede obblighi per le grandi imprese in merito agli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente e stabilisce responsabilità legali per gli inadempienti.
La direttiva contro il caporalato
Il 25 luglio è entrata in vigore la Corporate sustainability due diligence directive Ue, la direttiva che impone alle imprese di grandi dimensioni di farsi carico del rispetto dell'ambiente e delle persone e di vigilare, pena multe salatissime, che quotidianamente sicurezza e diritti umani siano rispettati. Nessuno se la sente di dire che non leggeremo mai più di casi di caporalato come è accaduto nel fashion system e nel lusso negli ultimi mesi, ma sicuramente è arrivata una grossa stretta. Non dimentichiamo che la filiera della moda è molto lunga e avere il pieno e costante controllo della stessa richiede un monitoraggio adeguato e severi controlli. La paura di perdere clienti e di essere additati come la griffe che vende le borse a cifre da capogiro ma non le paga nemmeno poche decine di euro, si spera, farà il resto.
Vediamo chi coinvolge questa direttiva, quali tempi ha e quali multe prevede
L'obiettivo di questa direttiva è promuovere un comportamento aziendale sostenibile e responsabile nelle operazioni delle aziende e nelle loro catene del valore globali. Le nuove norme garantiranno che le imprese che rientrano nel campo di applicazione identifichino e affrontino gli impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente delle loro azioni all'interno e all'esterno dell'Europa. Insomma, la nuova direttiva intende migliore protezione dei diritti umani, compresi i diritti dei lavoratori, creare un ambiente più sano per le generazioni presenti e future, compresa la migrazione dovuta al cambiamento climatico, assicurare maggiore trasparenza che consenta scelte consapevoli e migliore accesso alla giustizia per le vittime.
Vantaggi per le aziende
Per le aziende la direttiva crea un quadro giuridico armonizzato nell'Ue, maggiore fiducia dei clienti e impegno dei dipendenti, maggiore consapevolezza degli impatti negativi delle imprese sui diritti umani e sull'ambiente, minori rischi di responsabilità così come una migliore gestione dei rischi, maggiore resilienza e aumento della competitività. Ne consegue che la nuova regolamentazione favorisce anche una maggiore attrattiva per i talenti, gli investitori orientati alla sostenibilità e i committenti pubblici. Maggiori incentivi all'innovazione, accesso ai finanziamenti completano il quadro. Anche i Paesi in via di sviluppo beneficiano della direttiva che consente una migliore protezione dei diritti umani e dell'ambiente, investimenti sostenibili, sviluppo di capacità e sostegno alle imprese della catena del valore.
Gli obblighi per le aziende
La direttiva stabilisce un obbligo di diligenza per le imprese. Gli elementi fondamentali di questo dovere sono l'identificazione e la gestione di potenziali ed effettivi impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente nelle attività dell'azienda, delle sue filiali e, se collegate alla sua catena del valore, dei suoi partner commerciali. Inoltre, la direttiva stabilisce l'obbligo per le grandi imprese di adottare e attuare, attraverso i migliori sforzi, un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici allineato con l'obiettivo di neutralità climatica al 2050 come stabilito dall'Accordo di Parigi e con gli obiettivi intermedi previsti dalla Legge europea sul clima.
Le aziende a cui si applicheranno le nuove norme Ue
Alle grandi società di capitali e di persone dell'Ue: ossia a circa 6mila aziende con oltre 1000 dipendenti e più di 450 milioni di euro di fatturato (netto) a livello mondiale. La direttiva tocca anche circa 900 grandi imprese non Ue con un fatturato superiore a 450 milioni di euro di fatturato (netto) nell'Ue.
Le microimprese e le piccole e medie imprese non sono coperte dalle norme proposte. Tuttavia, la direttiva prevede misure di sostegno e protezione per le pmi, che potrebbero essere indirettamente interessate in quanto partner commerciali nelle catene del valore, con contratti di licenza, per esempio.
Quali sono i costi stimati delle nuove norme per le imprese
Le imprese dovranno sostenere i costi di creazione e gestione del processo di due diligence. I costi di transizione, comprese le spese e gli investimenti per adattare le operazioni e le catene del valore di un'azienda all'obbligo di due diligence, se necessario. Come verranno applicate le nuove norme? Gli Stati membri designeranno un'autorità per la supervisione e l'applicazione delle norme, anche attraverso ordini ingiuntivi e sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive (in particolare ammende). A livello europeo, la Commissione istituirà una rete europea di autorità di vigilanza che riunirà i rappresentanti degli organismi nazionali per garantire un approccio coordinato. Potranno essere comminate sanzioni alle aziende inadempienti fino al 5 per cento del fatturato mondiale netto nell'esercizio finanziario precedente la decisione di ammenda. Responsabilità civile: gli Stati membri garantiranno che le vittime ottengano un risarcimento per i danni derivanti da una mancata diligenza intenzionale o per negligenza.
Tutte le scadenze
Gli Stati membri devono recepire la direttiva nel diritto nazionale e comunicare i relativi testi alla Commissione entro il 26 luglio 2026. Un anno dopo, le norme inizieranno a essere applicate al primo gruppo di società, seguendo un approccio scaglionato (con la piena applicazione il 26 luglio 2029). Al gruppo 1 appartengono le aziende “di grandi dimensioni”, al gruppo 2 le aziende capogruppo di gruppi “di grandi dimensioni” e al gruppo 3 le aziende che hanno stipulato accordi di franchising/licenza.
La Commissione pubblicherà una serie di linee guida che aiuteranno le aziende a svolgere la due diligence
Inoltre, la direttiva stabilisce l'obbligo per le grandi imprese di adottare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici che mira a garantire, attraverso i migliori sforzi, che il modello di business e la strategia dell'azienda siano compatibili con la transizione verso un'economia sostenibile e con il contenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi in linea con l'Accordo di Parigi e con l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica come stabilito dal Regolamento (Ue) 2021/1119, compresi gli obiettivi intermedi e di neutralità climatica per il 2050.
Gli obblighi fondamentali di due diligence per le aziende
Gli obblighi fondamentali di due diligence per le aziende che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva comprendono le seguenti azioni: integrare la due diligence nelle politiche aziendali e nei sistemi di gestione del rischio.
Identificare gli impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente nelle operazioni dell'azienda e delle sue controllate e dei suoi partner commerciali nella catena di attività e classificarli in base alla loro gravità e probabilità costituiscono altri obblighi. Come misura di “ultima istanza”, quando tutte le altre azioni hanno fallito, e quando sono in gioco impatti gravi, le imprese sono tenute a sospendere o a interrompere una relazione d'affari.