Le professioni più richieste dal calzaturiero e pelletteria
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Responsabile della ricerca e sviluppo di prodotto e processo, responsabile della pianificazione di produzione, direttore operativo, addetto all’analisi dei dati, manager filiera e responsabile logistica, analista chimico e chemical manager: sono queste le professioni maggiormente richieste dal settore calzaturiero e pelletteria.
Responsabile della pianificazione di produzione, direttore operativo, addetto all’analisi dei dati sono tra le professioni più richieste
Gi Group in collaborazione con Odm Consulting e Tack Tmi, con il supporto di Confindustria Moda, Assocalzaturifici, Assopellettieri e Unic, Concerie italiane, ha realizzato un’analisi strategica evolutiva dei ruoli e delle competenze del settore calzaturiero, pelletteria e industria conciaria nei prossimi anni, anche sulla base dei trend che le aziende registrano.
Nel dettaglio, lo Star Matrix, lo studio sull’evoluzione di ruoli e competenze con metodologia proprietaria, si è rivolta al settore come sistema integrato di leather goods, shoes e tanny. Dei 186 ruoli complessivamente analizzati nel perimetro della ricerca, circa il 30 per cento registrerà una crescita nei prossimi 3/5 anni.
In particolare, evidenzia lo studio, un ruolo su tre ruolo su 3 (32 per centi) è destinato a crescere nella pelletteria, dove solo il 5 per cento, invece, subirà un declino. In linea anche il calzaturiero dove il 31 per cento vedrà aumentare la propria importanza, il 65 per cento rimarrà stabile e il 4 per cento assisterà a un calo.
Anche nel conciario il 31 per cento dei ruoli crescerà, mentre 1 su 10 assisterà a un declino.
Circa 20 miliardi di fatturato, 9500 imprese e quasi 124mila addetti. Questi i numeri del leather Goods, shoes e tanny in Italia: settori che, pur avendo sofferto lo scoppio della pandemia e le misure di distanziamento sociale (tra -25 per cento e -30 per cento dei ricavi), restano fondamentali per il sistema Paese e punti di riferimento per il mercato internazionale, anche come promozione del made in Italy, l’export infatti vale circa 19 miliardi.“Assistiamo a un’evoluzione dei ruoli nel fashion & kuxury in un’ottica sempre più polifunzionale, anche se con differenze tra ambiti e funzioni organizzative", ha spiegato Marina Grisolia, division manager fashion & luxury di Gi Group. "Le competenze, non solo quelle tecniche ma anche le soft skill, e il loro continuo sviluppo e aggiornamento sono tornati al centro delle organizzazioni come elementi chiave del successo di un’azienda. Su questo si innesta poi la tecnologia, che negli ultimi mesi ha subito una forte accelerazione anche nella moda e nel lusso".
Tra le funzioni per cui lo studio prevede una crescita di importanza nel breve-medio termine, ci sono ricerca e innovazione per tutti e tre gli ambiti, direzione industriale e ingegnerizzazione e pianificazione per calzaturiero e industria conciaria, mentre sviluppo prodotto soprattutto nella pelletteria. L’evoluzione delle professioni e delle competenze nel settore è infatti strettamente correlata anche alle priorità che le aziende hanno in agenda.
“Sono diverse le sfide che la moda e il lusso dovranno affrontare in risposta alla trasformazione dell’economia globale, a un time to market sempre più ridotto ma anche al cambiamento dei consumi e alla forte accelerazione del digitale", ha spiegato Rossella Riccò, senior hr consultant e responsabile area studi e ricerche di Odm Consulting. "La tecnologia in primis è da considerarsi fattore abilitante: da una parte, permette di ottimizzare il lavoro in ricerca e sviluppo così come nella supply chain attraverso l’analisi dei big data e i modelli predittivi, dall’altra permette di sostituire in ambito produttivo i lavori ripetitivi, a basso valore aggiunto e poco salubri, e di velocizzare e rendere più sicure le attività.
Foto: Pexels