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Le spese obbligate si mangiano quelle in abbigliamento e calzature

Scritto da Isabella Naef

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Nel 2024 le spese obbligate si “mangiano” il 41,8 per cento dei consumi delle famiglie Credits: Pexels, Karolina Grabowska

Nel 2024 le spese obbligate si “mangiano” il 41,8 per cento dei consumi delle famiglie. Ammonta a 4.830 euro la cifra pro capite per l’abitazione e a 1.721 euro quella per energia, gas e carburanti. Dal 1995 a oggi, prezzi degli obbligati cresciuti più del doppio dei prezzi dei beni commercializzabili.

L'indice di prezzo degli obbligati è cresciuto più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili

“Le spese obbligate, soprattutto quelle legate all’abitazione, penalizzano sempre di più i bilanci delle famiglie e di conseguenza riducono i consumi. Consumi che sono la principale componente della domanda interna. Per sostenerli occorre confermare l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale”, ha sottolineato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando l’analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio sulle spese obbligate diffusa oggi.

Insomma, complici anche le spinte inflazionistiche, l’incidenza delle spese obbligate sui bilanci familiari rimane elevata: per il 2024, infatti, la quota di queste spese sul totale dei consumi delle famiglie sfiora il 42 per cento, con un incremento di oltre 5 punti dal 1995 a oggi; quota che non sembra destinata a tornare al livello pre-Covid pari a circa il 40 per cento; su un totale di circa 21.800 euro pro capite di consumi all’anno, oltre 9mila euro se ne vanno per il complesso delle spese obbligate (348 euro in più rispetto al 2019);

Il commercio online si rafforzerà ulteriormente

Tra il 1995 e il 2024 l’indice di prezzo degli obbligati (+122,7 per cento) è cresciuto più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55,6 per cento), dinamica influenzata anche da un deficit di concorrenza tra le imprese fornitrici di beni e servizi obbligati. Fanno parte dei beni commercializzabili alimentari, bevande alcoliche e non alcoliche, tabacco, vestiario e calzature, mobili elettrodomestici e manutenzione casa, acquisto di mezzi di trasporto, apparecchiature per la telefonia, articoli audiovisivi, fotografici, computer e accessori.

Inoltre, secondo l’analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio, le cui elaborazioni, stime e previsioni sono state fatte su dati Istat,
nell’orizzonte del prossimo biennio lo spazio per i beni commercializzabili, quelli che in larga parte passano dai negozi fisici, è destinato a ridursi ulteriormente. Le strutture commerciali che producono servizi di prossimità nelle città, e soprattutto nei centri storici, saranno ancora di più sotto pressione, tenuto conto anche del continuo sviluppo del commercio online che si rafforzerà ulteriormente.

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