Le startup della moda: Design Italian shoes
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Prosegue anche questa settimana la serie di interviste dedicate alla startup che hanno debuttato nel mondo della moda grazie all'intuizione di giovani neo-imprenditori e che si sono sviluppate con capitali privati o pubblici. Oggi FashionUnited tocca a Dis, Design italian shoes, ecommerce made in Italy, che vende scarpe da uomo e da donna personalizzate e personalizzabili in 5 milioni di diverse combinazioni. L’azienda ha sede a Montecosaro, in provincia di Macerata, nelle Marche, distretto d’eccellenza della calzatura. A raccontare a FashionUnited come è nata l’idea di questa startup è Andrea Carpineti, 34enne founder e chief executive officer di Dis.
Come e quando è nata l’idea delle calzature personalizzate?
Diciamo che noi viviamo in un’area che è legata alla calzatura per tradizione. Molti artigiani, però, non riescono a portare la loro offerta online e a vendere all’estero. Dall’altro lato c’è un cliente che vuole creare la propria scarpa, secondo i suoi gusti e le sue esigenze. L’intuizione di dare vita a questa startup è arrivata in spiaggia ed è stata subito condivisa con mio fratello, Francesco Carpineti, che ha 38 anni e ora è chief commercial officer di Dis, Design italian shoes, e con un altro amico: Michele Luconi, l’anima digital del progetto.
Quando avete fondato la società?
La società è stata fondata nel 2015 ma noi abbiamo cominciato a lavorare al progetto nel 2013. Io ho sempre lavorato come ricercatore e consulente aziendale all’Università di Ancona, mio fratello era sales e ecommerce manager in un’azienda di calzature di lusso, mentre Michele era il ceo di un’azienda di digital strategy e sviluppo web e mobile. Inizialmente è stato tutto autofinanziato: abbiamo messo un capitale di 10mila euro a testa e per due anni non abbiamo recepito lo stipendio pur lavorando part time nella startup.
Avete partecipato anche a delle competizioni per startup?
Sì, abbiamo ottenuto 20mila euro partecipando a un concorso e, successivamente, siamo stati selezionati tra i dieci finalisti di Unicredit Start Lab. La selezione ci è valsa la formazione gratuita e il supporto per lo sviluppo del progetto, oltre a una somma di 320mila euro.
In quale modo avete utilizzato i capitali?
Abbiamo fatto un restyling del sito, che era già operativo, e abbiamo assunto due dipendenti: un web engineering e una persona che si occupa di marketing e communication.
In quale fascia di mercato vi posizionate e qual è la vostra strategia di sviluppo per i prossimi mesi?
Ci posizioniamo nella fascia medio-alta. Una sneaker, per esempio, costa sui 200 euro, mentre una calzatura classica, realizzata con pellami pregiati, si aggira intorno ai 370 euro. Nel 2017 rilasceremo una app per smartphone che permetterà all’utente una scansione del piede. Inoltre, nel corso di quest’anno puntiamo sull’espansione all’estero, soprattutto su Cina, Usa e Germania, con un sistema di vendita misto: online e offline.
Chi è il vostro cliente finale tipo?
Uomini e donne che desiderano distinguersi affermando la propria personalità disegnando e indossando calzature classiche e personalizzate, 100 percento made in Italy. Il tempo di consegna è di quattro settimane. La collezione donna è stata lanciata da un paio di mesi, per ora ci siamo focalizzati sullo stile inglese, di foggia maschile, ma presto debutteremo con sandali e una linea completa adatta per tutti i gusti. "Be different be yourself" non è solo il nostro credo ma è anche la filosofia a cui ispirarsi proponendosi come designer del proprio stile. Realizzare le proprie scarpe, personalizzandole grazie al configuratore 3D, significa affermare al meglio la propria personalità e i propri gusti. Il colore, il design, la qualità fanno sempre la differenza.
Qual è il vostro fatturato 2015 e le previsioni 2016?
Il 2015 si è chiuso con un giro d’affari inferiore pari a circa 100mila euro. Il mercato principale per ora è l’Italia. Per il 2016 le previsioni sono interessanti, prevediamo una crescita a più di due cifre.
Quali sono le maggiori difficoltà incontrate fino a oggi?
Le principali difficoltà sono state riscontrate sul lato produttivo: non è stato facile mettere in rete i fornitori: molti faticano a digitalizzarsi e, invece, sfruttare web e tecnologia è indispensabile.
Foto: Francesco Carpineti, Michele Luconi, Andrea Carpineti, Foto: Dis, Design italian shoes