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Le startup della moda: FashTime sa quanto e cosa piace grazie al tempo

Scritto da Isabella Naef

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Business |INTERVISTA

Prosegue questo giovedì la terza puntata della nuova serie di interviste dedicate agli startupper, ossia agli imprenditori che hanno deciso di trasformare un’idea brillante, molto spesso legata alle tecnologie e al digitale, in una opportunità di business. Questa serie sarà pubblicata a giovedì alterni su FashionUnited.

Questa settimana abbiamo intervistato Mauro Di Benedetto, 25 enne fondatore di FashTime, insieme a Marco Borgato, Kai Schildhauer e Alejandro Fernandez Carrera. La loro idea di startup considera il tempo come metrica fondamentale per valutare l’apprezzamento dei prodotti del lusso e della moda oppure degli outfit dei singoli utenti.

Di cosa vi occupate esattamente?

Abbiamo messo a punto due prodotti: FashTime Challenge, un web tool business to business e FashTime App. Quest’ultima è la prima mobile app che permette di prendere decisioni fashion in maniera veloce e divertente assieme al social circle degli utenti. Nel dettaglio, si tratta della prima app al mondo che elimina il “mi piace”, ossia il like, e lo sostituisce con ii tempo, il numero di secondi che i follower spendono guardando le foto della persona. Ne consegue che non si dirà più ho 100 mi piace ma ho 10 secondi, 5 minuti, un'ora. Tramite il concetto del challenge, ossia metti due foto assieme e permetti al social circle di votare, gli utenti possono prendere decisioni legate ala moda e al look, ossia decidere qual è l’outfit da indossare oppure quale capo acquistare.

Come e quando nasce questa idea?

Durante l’università. Io sono siciliano e sono arrivato a Milano nel 2011 per frequentare l’Università Bocconi. Dividevo la mia casa con Marco Borgato, anche lui studente ma di origini venete. Siamo diventati amici e di tanto in tanto parlavamo della possibilità di creare un’azienda. Abbiamo cominciato a parlare della possibilità di sfruttare la metrica tempo per verificare l’apprezzamento di un contenuto video o foto e abbiamo ipotizzato che la moda, essendo per eccellenza un mercato visivo, potesse essere interessata a questo tipo di applicazione.

Quando e con quali capitali avete cominciato a sviluppare questa idea concretamente?

Terminato il corso di studi e ottenuta la laurea in Economia, nel 2014, io sono andato a studiare a Madrid e Marco ha iniziato un corso in Bocconi sull’imprenditorialità. L’idea, che nel frattempo si era trasformata in un business plan, c’era ancora e ci piaceva. Vedevamo molti amici e colleghi che cominciavano percorsi nel mondo della consulenza o nelle banche, abbiamo riflettuto un po’ e ci siamo detti che quello sarebbe stato il momento giusto per partire e per provare a concretizzare la nostra idea di business. Altrimenti, se avessimo intrapreso un altro tipo di carriera in azienda, poi non avremmo avuto tempo e modo di provarci. Lo step successivo ci ha visti impegnati nella ricerca di un team di figure tecniche indispensabili per dare vita al nostro piano. E’ così che abbiamo reclutato Alejandro Cano, ingegnere, che era mio compagno alla Ie Business school di Madrid. Poi si è aggiunto il tedesco Kai Schildaueer. A quel punto mancava solamente lo sviluppatore: Alejandro Carrera, anche lui spagnolo.

E’ allora che avete creato l’azienda e dove avete reperito i capitali?

L’azienda è stata fondata in Uk nel 2015. Non abbiamo coinvolto investitori ma siamo partiti con 21mila euro raccolti tra famiglia e amici. I soldi ci sono serviti per le spese legali e amministrative e per sviluppare l’app. Adesso, invece, siamo alla ricerca di un investitore che possa sostenere la crescita di queste app attraverso il marketing.

Come mai avete deciso di aprire l’azienda a Londra?

Perché quando siamo partiti eravamo in cinque e tre di noi non erano italiani. Li la burocrazia è più snella, in 48 ore puoi fondare un’impresa. L’Uk, inoltre, è un mercato di capitali più grandi.

Quali sono i vantaggi della vostra app per i fashion brand?

Abbiamo diversi clienti del settore fashion: due player del luxury italiani e uno internazionale e una realtà del fast fashion. Il nostro business to business si basa sui dati: siamo capaci di riferire al marchio la percentuale di voti per foto, il numero di secondi spesi per foto dall’utente, il sesso dell’utente, la città e il numero di secondi spesi per specifiche aree dell'immagine. Il brand, quindi, può sapere quali prodotti sono ritenuti più interessanti e in quali luoghi. Tutti i servizi delle app sono gratuiti, i marchi, però, possono acquistare la reportistica.

Quali difficoltà avete incontrato fino a oggi e che consigli darebbe a chi si accinge a lanciare una startup?

Per esempio posso dire che quando lavoriamo a Londra non servono conoscenze personali per contattare le aziende e fare business, in Italia, invece, prima di arrivare al dunque devi fare molto networking. Per quanto riguarda i consigli suggerisco di mirare sempre in alto, a logiche internazionali. Non è scontato dire che è necessario essere equilibrati e fare planning.

La seconda puntata della serie startup della moda sarà pubblicata giovedì 16 marzo.

Foto: FashTime

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