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Lunelli (Altagamma) nel 2021 l’inizio della ripresa, ma ritorno ai livelli pre-crisi dal 2022

Scritto da Isabella Naef

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"Dobbiamo costruire una strategia di rinascimento, dove la nostra industria possa essere un soft power italiano. I negozi della moda sono ambasciatori della nostra cultura, dei valori", con queste parole, ieri mattina, Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, ha aperto il convegno in cui sono stati presentati l'Altagamma Bain worldwide market monitor 2020 e Altagamma Consensus 2021.

Nel 2020 è stato registrato un calo senza precedenti del mercato del lusso -20/-22 per cento

"Guardando avanti vediamo la luce in fondo al tunnel, vediamo un'Europa che sta ritrovando coesione; le elezioni americane, inoltre, ci consegnano un presidente più vicino alla sostenibilità e ci hanno portato anche una vicepresidente donna", ha aggiunto Lunelli, sottolineando la complessità del periodo ma anche l'approccio dell'associazione che riunisce il gotha delle aziende dell'alto di gamma.

Numeri alla mano, nel 2020 è stato registrato un calo senza precedenti del mercato del lusso -20/-22 per cento. Per i beni di lusso personali (moda, gioielleria, accessori, cosmetica), il calo è previsto intorno al -23 per cento, nello scenario base. Per il 2021, prevista una ripresa di circa il 14 per cento di media per il lusso personale.

“Il 2021 sarà l’inizio della ripresa, benché il ritorno graduale ai livelli pre-crisi sia previsto a partire dal 2022” ha aggiunto Matteo Lunelli. “Il Consensus Altagamma stima per il 2021 una crescita a doppia cifra in tutti i comparti mediamente del 14 per cento, con il consolidamento del retail digitale (+22 per cento) e del mercato cinese (+18 per cento), vero campione uscente dalla crisi".

"Abbiamo vissuto un anno difficile, costellato da cambiamenti repentini e inaspettati, e il lusso non ne è uscito indenne” ha spiegato Claudia D’Arpizio, senior partner di Bain & Company, autrice dello studio insieme a Federica Levato, partner di Bain & Company. "Nel prossimo decennio questo comparto cambierà radicalmente. Non si parlerà più di industria del lusso, ma di mercato dell'eccellenza culturale e creativa. In questo nuovo contesto, i brand vincenti saranno quelli che partiranno dalla propria eccellenza, reinventando al contempo il futuro grazie a una mentalità ribelle”.

Tornando a quanto accadrà nei prossimi mesi, tutte le categorie torneranno a crescere con una media in doppia cifra, intorno al +14 per cento, in virtù dell’atteso rimbalzo verso i dati molto negativi del 2020.

La crescita maggiore è per la pelletteria (+16 per cento), per cui si prevede un sostanziale ritorno ai livelli 2019. Positive anche le previsioni per la cosmetica (+15 per cento). Meno dinamici abbigliamento e calzature (+14 per cento), per una serie di elementi: eccessi di magazzino con possibili svalutazioni, smartwoking protratto per alcuni mesi, una crescita di activewear/leisurewear a scapito di altre categorie.

Per quanto riguarda i canali distributivi: in uno scenario di normalizzazione, il retail fisico è previsto crescere del +15 per cento, dopo il calo del -20 per cento del 2020. Resta un canale di rilievo per l’alto di gamma, ma da integrare all’imprescindibile digital retail. Per il wholesale fisico (+8 per cento) la situazione è più critica: già in forte sofferenza in alcune geografie, è peggiorata con l’impatto della pandemia e l’assenza dei viaggi.

Lorenzo Bertelli (Prada): nella mia visione marchi molto forti come Prada, a tendere, potranno fare anche meno di canali ecommerce fuori da quello diretto

Opposto lo scenario per il digitale: gli analisti si aspettano che continui a crescere ancora più velocemente anche nel 2021 per un’ormai acquisita attitudine a comprare lusso online anche a fronte di una più ampia scelta. Sia per retail digitale (+22 per cento), sia per il wholesale digitale (+18 per cento) le crescite sono previste a doppia cifra.

A questo proposito, Lorenzo Bertelli, head of marketing and head of Csr, Prada Group, ha sottolineato che l'ecomerce è sempre più importante ma rende difficile mantenere un contatto con il cliente. "Per i gruppi come il nostro il digitale è rilevante come canale, ma bisogna dialogare con i consumatori, mantenere il full price e la brand identity", ha spiegato il manager.

"Ci sono vantaggi nell'usare canali terzi non diretti perchè ti consentono di aumentare la visibilità ma ci sono anche svantaggi: non si possiede direttamente il consumatore e non si riesce a mantenere il full price. Nella mia visione marchi molto forti come Prada, a tendere, potranno fare anche meno di canali ecommerce fuori da quello diretto. Per marchi più piccoli ci sarà sempre più bisogno di canali di terze parti. Insomma, non credo che ci sia una regola assoluta", ha concluso Bertelli.

Foto: Matteo Lunelli, dall'ufficio stampa di Altagamma

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