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Marco Bizzarri, ceo di Gucci: "non bisogna essere troppo control freak"

Scritto da Isabella Naef

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"Mettiamo insieme expertise diverse grazie a un tessuto produttivo che esiste da secoli in Italia. La nostra strategia è in sintonia con i valori dei collaboratori". Questa la chiave di successo e la base dell'innovazione del marchio di casa Kering, Gucci, come ha spiegato ieri, a Milano, Marco Bizzarri, presidente della griffe, intervenendo al Deloitte Innovation summit.

Marco Bizzarri, presidente e ceo di Gucci: "i talenti devono potersi esprimere e sbagliare senza essere puniti troppo"

"I ragazzi sotto i trenta vedono Gucci come una opportunità. Nel team di lavoro si devono integrare ingegneri e talenti creativi. Tutti devono potersi esprimere anche facendo errori ma senza essere puniti troppo", ha sottolineato Bizzarri. La griffe, nei primi tre mesi dell'anno ha registrato una crescita del fatturato del 51,4 percento (+48,3 percento a cambi costanti), superando 1,3 miliardi di euro. "Non si ottengono questi risultati cercando la stabilità, non dobbiamo essere troppo "control freak" (maniaci del controllo, ndr). Io cerco di creare instabilità", ha aggiunto il presidente di Gucci.

Marco Bizzarri, presidente e ceo di Gucci: "i talenti devono potersi esprimere e sbagliare senza essere puniti troppo"

Un pensiero in totale sintonia con i dati elaborati da Deloitte, in una ricerca demoscopica del maggio 2017. Secondo l'indagine, che ha visto coinvolti cittadini italiani e di altri quattro Paesi europei (Germania, Francia, Uk e Spagna), oltre che un numero significativo di operatori di settore (titolari di punti di vendita di abbigliamento, concessionarie auto e agenzie viaggi), infatti, gli italiani sono convinti che il made in Italy manterrà la propria leadership anche tra 10 anni, purché continui a innovare in tecnologia, customer experience e modelli di business.

Deloitte: gli italiani si fidano degli influencer e dei blogger e comprano online i vestiti

Numeri alla mano, inoltre, gli italiani si fidano delle recensioni (72 percento), comprano online quello che indossano (79 percento), usano le recensioni per orientare i loro acquisti (89 percento). Inoltre, il 90 percento degli intervistati pensa che il Paese possa e debba fare di più in termini di innovazione.

Se l’Italia ha un ruolo di primaria rilevanza nel panorama economico internazionale lo deve principalmente ad alcuni specifici, e ben individuabili, settori nei quali eccelle: la moda, l’automotive e il turismo. Comparti che da soli contribuiscono a generare quasi il 20 percento del Prodotto interno lordo, e a fare dell’Italia il quinto paese per trade surplus del settore manifatturiero.

Per quanto concerne la moda, solo il 33 percento degli Italiani ritiene che l’Italia abbia rallentato il passo negli ultimi 10 anni (contro il 18 percento resto d’Europa). L’innovazione, però, può cambiare tutto: ne sono convinti 9 italiani su 10 e quasi l’unanimità dei titolari di punti vendita. “Per innovare è necessario innanzitutto che si sviluppi una cultura dell’innovazione. Bisogna cioè comprendere la forza dell'innovazione imparando a conviverci, anticiparla e indirizzarla perché sia fonte di valore industriale e sociale. Ciò va fatto anche perché il nostro Paese, con le sue eccellenze, ha un’opportunità, straordinaria e unica, di favorire lo sviluppo economico, proprio utilizzando l’innovazione come punto di partenza di questo percorso", ha detto Andrea Poggi, innovation leader Deloitte.

In futuro, hanno spiegato gli esperti di Deloitte, questo trend crescerà: ci sono buone premesse per pensare che saranno in molti a provare i vestiti direttamente da casa, seduti sul proprio divano (il 40 percento di chi sa cos’è un camerino virtuale, a oggi il 42 percento degli italiani, lo utilizzerebbe infatti per i propri acquisti).

Foto: Marco Bizzarri, Innovation summit di Deloitte, credit FashionUnited.

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